Milano Al termine
di un’udienza a tratti surreale, col teste chiave - l’armatore
napoletano Diego Attanasio - che chiede al giudice se ora potrà
contattare l’ex imputato David Mills per avere indietro 250mila
sterline, va in scena il bisticcio tra accusa e difesa.
«È un abuso di diritto», tuona il pm Fabio de Pasquale. «Abuso di
diritto? - la replica degli avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini - .
Mai sentita una cosa del genere». È che in ballo ci sono quattro
udienze. Non cosa da poco, in un processo che galoppa verso la
prescrizione. Cosa accade? Che un’ordinanza del tribunale - ieri
confermata concede la possibilità ai legali del premier Silvio
Berlusconi di attendere che siano sentiti tutti i testimoni del pm
prima di iniziare con quelli della difesa. Ma le rogatorie per i
testi inglesi e quelli svizzeri non si potranno fare fino alla seconda
metà di luglio, con la conseguenza che nei quattro appuntamenti già
fissati in calendario da qui al mese prossimo (20 e 27 giugno, 4 e
11 luglio) non ci sarebbe stato nessuno a deporre.
Lo stesso
Attanasio (che ha la residenza a Malta e vive in Namibia) dovrà tornare a
Milano una seconda volta per l’esame della difesa. I giudici provano a
trovare un compromesso fra le parti, il pm si dice disposto a
rinunciare a un paio di testimoni, ma i difensori del presidente del
Consiglio chiedono di procedere con il programma stabilito. E così è.
Morale, tutto fermo fino al prossimo 18 luglio. De Pasquale, pur
compostamente, non si tiene. «Bisogna evitare con tutti i mezzi che
questo evento infausto (la prescrizione, ndr )
si verifichi», mentre Longo ribatte di essere «stanco, perché il
ritmo dei processi nei confronti di Silvio Berlusconi è per la verità
abbastanza peculiare ». E poi Ghedini e
Longo non intendono rinunciare neanche all’ipotesi della
prescrizione. «Soprattutto a Milano», la stoccata di Ghedini. «In
Svizzera, forse...», gli fa eco Longo.
Il processo a carico di
Berlusconi, accusato di aver versato 600mila dollari all’avvocato
inglese David Mills in cambio di alcune testimonianze reticenti
(«tricky corners») davanti ai magistrati milanesi che tra il 1997 e il
1998 indagavano su All Iberian e sulle presunte tangenti alla
Guardia di finanza, si prende dunque una pausa. Il premier, presente
in aula, assiste in silenzio. Non una parola ai giornalisti, né
prima né dopo l’udienza. Nessuna dichiarazione spontanea ai giudici. I
capannelli di fan e di contestatori fuori dal tribunale sono un
ricordo pre-elettorale. Solo telecamere e poliziotti attendono l’arrivo
del capo del governo fuori dal Palazzo di giustizia. In aula,
Berlusconi siede accanto a Ghedini, sfoglia gli atti e ascolta la
testimonianza di Attanasio, in passato cliente dell’avvocato di affari inglese che gestì per lui 10 milioni di dollari.
Secondo Ghedini e Longo, sarebbero suoi i 600mila dollari arrivati a
Mills dopo un vorticoso giro sui conti correnti e società off shore .
Ma Attanasio, come già avvenuto in passato, nega. «Non gli ho mai dato 600mila dollari», spiega. «Mills le ha mai detto “Senta ho tenuto per me, per esempio, 600mila dollari”?», chiede De Pasquale. «No», risponde l’armatore. «Lei ha mai regalato 600mila dollari a Mills?», insiste il pm. «Mi sembra proprio di no - continua Attanasio - , non avrei avuto motivo di regalare 600mila dollari a Mills». Anche se «Mills si auto-pagava», cioè «dai conti teneva per sé le parcelle per le sue prestazioni ». Insomma, Attanasio ribadisce quanto già detto nel corso del processo a carico di David Mills, condannato in primo e secondo grado per corruzione in atti giudiziari ma graziato dalla Cassazione- che confermò comunque le accuse - a causa della prescrizione. In quel caso, due gradi di giudizio vennero celebrati per intero. Nel processo a carico di Berlusconi, invece, sarà difficile che si arrivi anche a una sola sentenza.
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