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Assalto in villa, si salvano fingendosi morti

TorinoSono rimasti immobili per più di mezz’ora, trattenendo a sprazzi il respiro e cercando di non farsi tradire da un impulsivo moto di paura. Si sono finti morti e così hanno avuto salva la vita.
Hanno avuto sangue freddo i coniugi Tedoldi, aggrediti da una banda di balordi giovedì sera nella loro cascina in frazione Fornacino a Leinì, paese a una quarantina di chilometri da Torino. In casa, con loro, c’era anche il figlio più giovane di 29 anni, Davide: il ragazzo ha tentato di difendere gli anziani genitori dalla furia dei banditi ed è stato massacrato di botte, colpito alla testa più volte con il calcio di una pistola e poi con un bastone. Adesso si trova all’ospedale San Giovanni Bosco, nella notte è stato sottoposto a un intervento chirurgico alla testa per asportare un ematoma.
Italo Tedoldi, 74 anni, e Pasqualina Rubatto, 70 anni, sono stati medicati al pronto soccorso di Chivasso e poi sono tornati nella loro villa. Sul volto il labbro gonfio e alcuni cerotti sulla testa testimoniano la brutalità del pestaggio che hanno subito. «Non so neanche io quanti colpi ci hanno dato - racconta l’anziano signore -. So solo che io e mia moglie abbiamo visto massacrare di botte nostro figlio e poi i ladri si sono accaniti su di noi. Siamo vivi per miracolo. Ci siamo accasciati a terra all’ennesima bastonata e ci siamo finti morti. Così non ci hanno ammazzato».
La famiglia Tedoldi vive in un cascinale ben ristrutturato. I banditi sono entrati in casa loro alle 23. «Sembravano delle furie», ricordano con la voce ancora tremula gli anziani coniugi. I banditi erano in cinque, tra di loro ci sarebbe stata anche una donna. Avevano il volto coperto, impugnavano pistole e bastoni e avevano un accento dell’Est Europa. Il ragazzo d’istinto ha reagito ed è stato picchiato selvaggiamente fino a quando non è tramortito a terra, poi i balordi si sono accaniti sugli anziani genitori. Li hanno legati, picchiati. I banditi erano determinati a tutto. Volevano i soldi, imprecavano contro le vittime perché dicessero loro dove si trovasse la cassaforte. «Ho detto loro che non c’era un nascondiglio. Mai provato una cosa così», dice Pasqualina Rubatto. I malviventi hanno messo a soqquadro tutta la casa fino a quando non hanno trovato quello che cercavano. Poi sono fuggiti portando via 2mila e 500 euro in contanti, oro, due fucili e anche due assegni che i coniugi Tedoldi avevano ricevuto la mattina per la vendita di due tori. Quando ha avuto la certezza che i ladri fossero ormai lontani, la donna ha telefonato al figlio primogenito Pierpaolo. L’uomo era in compagnia del cognato, Roberto Panero, presidente della Coldiretti locale. «Mi sono precipitato alla villa dei miei. Quando sono entrato - racconta Pierpaolo - li ho visti stesi a terra, c’era tanto sangue sul pavimento e ho subito pensato al peggio. Mio padre era steso in sala e mia madre e mio fratello in cucina. Davide aveva un impressionante buco in testa e aveva perso molto sangue».

E adesso è caccia alla banda.

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