Assise blindata, manager delusi «Interventi noiosi e poche idee»

nostro inviato a Bergamo

I portoni si aprono e le navette per l’aeroporto scaldano i motori: la più affollata e blindata assise della storia di Confindustria si è conclusa. La volta precedente, a Parma nel 1992, c’era Tangentopoli: qualcuno lo ricorda al vicepresidente Alberto Bombassei, quasi a fare un paragone con l’oggi. «Non esageriamo - replica deciso - la situazione è drammatica, ma ne stiamo uscendo. Cerchiamo però di dare quella frustata che rimetta in carreggiata il paese».
Magari seguendo l’esempio dei sei talenti italiani che hanno trovato il successo, ma solo all’estero, che con la loro testimonianza hanno aperto i lavori: anche questo un segno dei tempi che cambiano. «Emigrati di lusso» - uno per tutti, lo scopritore della causa del tumore al cervello Antonio Iavarone, esule per colpa dei baroni, oggi professore alla Columbia University - unici ospiti esterni ammessi oltre le porte, rigorosamente chiuse, della riunione che ha visto la presenza record di quasi seimila imprenditori.
Non così per i giornalisti, rigorosamente confinati all’esterno della Fiera di Bergamo, sperando che qualcuno, uscendo per una boccata d’aria, abbia voglia di chiacchierare. Ma niente paura: ci sono i social network, che superano anche le barriere più insormontabili. Così un non meglio identificato «limprenditore» (sic) scrive su Twitter a metà mattinata: «La maggior parte degli interventi confusi e noiosi. Proposte poche». Ma non tutti la pensano così: di cose concrete se ne è parlato eccome. Per esempio le tasse: un imprenditore ha fatto i conti, in qualsiasi Paese d’Europa ne pagherebbe dal 20 al 50% in meno. Sono tanti come lui, piccoli industriali, sconosciuti ai pr ma non alla bilancia commerciale, voce export. Come Monica Galli, imprenditrice della Brianza, che sente aria di cambiamento: «La politica nuova è cominciata - dice - con i contratti flessibili e l’internazionalizzazione. Basta con i cervelli all’estero: dobbiamo dare opportunità vere ai giovani che escono dall’università, dobbiamo stare al passo con l’Europa. Noi ce la mettiamo tutta: non serve che il governo ci trascini, ma che ci sostenga». E il presidente di Confindustria Palermo, Alessandro Albanese, ricorda la priorità energetica: «Sulle energie alternative aspettiamo con impazienza il decreto e non solo a Sud. Basta con le separazioni: sì a risposte condivise».
Ma si parla anche del dopo Marcegaglia. Meglio un imprenditore o un manager alla guida di viale dell’Astronomia? C’è chi non ha dubbi, come l’ex presidente di Confindustria Giorgio Fossa: «È la casa degli imprenditori e devono essere gli imprenditori a guidarla».

Chi vuole mediare, come il numero uno di Assolombarda Alberto Meomartini: «Guardiamo alle idee poi vedremo quali persone saranno adatte a portarle avanti». E chi, come il presidente di Farmindustria, Sergio Dompè, si chiama fuori: «Non sono candidato a nulla. E mi piacerebbe una linea di continuità col lavoro che il presidente Marcegaglia sta facendo bene».

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