«Assunzioni irregolari in Comune danni erariali per oltre 11 milioni»

La Corte dei Conti fa le «pulci» a Palazzo Marino: contestati 91 incarichi affidati da giugno 2006 a oggi

(...) soggetti esterni». Addebito messo nero su bianco dai magistrati contabili in diciotto pagine dove si «invita» donna Letizia «a fornire deduzioni» entro l’8 dicembre. Diciotto pagine che segnano la fine dell’istruttoria della procura regionale della Corte dei Conti sull’onda dell’esposto «circostanziato di un gruppo di consiglieri che denunciavano irregolarità nel conferimento di funzioni dirigenziali».
Ma vediamo, punto per punto, le «illiceità e violazioni di legge» scoperte dalla Corte dei Conti e che potrebbero dar «luogo a rilevante danno erariale». Secondo i giudici di via Marina gli «incarichi conferiti» (ricordiamo, 91 con contratto a tempo determinato, ndr) sembrano «tutti violativi di esplicite e chiare disposizioni statutarie ovvero fondanti su illegittime modifiche del regolamento degli Uffici» che sono state introdotte «singolare circostanza, quattro giorni prima dei conferimenti».
E, attenzione, «tutte le funzioni» sembrano «essere state illegittimamente attribuite» anche perché «dell’intendimento di affidare gli incarichi» non fu «data notizia» e neppure «nessuna ricerca interna risulta essere stata effettuata» tra gli oltre 1.300 dirigenti di Palazzo Marino. Una situazione che - a pagina 6 dell’atto notificato lunedì al sindaco -, si declina con nomi e cognomi di dirigenti assunti «non in possesso dei titoli, ovvero delle professionalità tassativamente richieste». Ma l’indagine della Corte dei Conti segnala pure un’altra «aberrante» illiceità. Secondo legge, la percentuale di dirigenti che è possibile assumere all’esterno non può superare il 5 per cento della fascia organica nella quale i nuovi assunti saranno inseriti. La verifica della Corte ha quindi appurato che al Comune di Milano la scelta dell’interpretazione permissiva della legge porta «alla conclusione di poter nominare dirigenti esterni a tempo determinato, un numero addirittura superiore a quelli di ruolo».
Il j’accuse non finisce qui. Alla Corte sembrano «illegittimi» anche i contratti degli assunti all’ufficio stampa perché «non in possesso del requisito di iscrizione all’albo dei giornalisti». Nel mirino, poi, anche il geometra Alberto Bonetti Baroggi e Giampiero Borghini: entrambi «consiglieri regionali» hanno continuato a «percepire i relativi emolumenti anche dopo la nomina, a capo di gabinetto del sindaco e direttore generale del Comune». E «nei loro curriculum» hanno «omesso di segnalare la condizione di consiglieri regionali» impedendo cioè «la necessaria valutazione delle condizioni di incompatibilità».


C’è infine un capitolo dedicato a Carmela Madaffari della quale il Comune «era perfettamente a conoscenza dei suoi precedenti lavorativi» e che con la sua nomina ha arrecato un «nocumento al patrimonio» per 235mila e 222 euro.

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