"Assurdo morire per sentenza. Ora una legge lo impedirà"

Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare:"Speravo che non finisse così: i giudici si sono limitati a respingere il ricorso senza entrare nel merito". L’annuncio: "Una norma a breve"

«È sconvolgente e assurdo che si debba morire per sentenza. Non credevo potesse accadere in Italia». Eugenia Roccella è avvilita ma non ha perso la speranza. Vorrebbe che Eluana continuasse a vivere. Ma la decisione della Cassazione pesa come un macigno. E il destino di questa ragazza che non può difendersi, sembra segnato.
È amareggiata?
«Moltissimo».
Si aspettava una decisione diversa?
«Sì, speravo che non finisse così. I giudici si sono limitati a respingere il ricorso. Invece avrei voluto che si entrasse nel merito: la domanda sulla irreversibilità dello stato vegetativo è rimasta senza risposta. Come ministero avevamo detto che non è mai possibile stabilire con certezza il punto di non ritorno».
E la Cassazione non vi ha dato una mano.
«No. Sarà il legislatore a dover regolamentare la questione».
Intanto Eluana morirà.
«Non è detto. Il rifiuto della Cassazione è la risposta alla sentenza della Corte d’appello: quindi, non c’è alcun obbligo di applicazione e non vincola nessuno: né il padre della ragazza, né il medico curante, né la struttura sanitaria che la ospita».
Ma il signor Englaro sembra avere le idee chiare.
«Il padre ha vinto la sua battaglia legale, anche ideologica, ma ora potrebbe ripensarci. È in gioco la sua responsabilità personale. E non solo la sua».
A chi si riferisce?
«A tutti quanti sono coinvolti in questa vicenda: medici, direttori sanitari, Regioni. Io invito tutti alla cautela e a una riflessione».
Riflessione su cosa?
«Sullo stato di salute di Eluana. Questa ragazza non è una malata terminale, non ha alcuna patologia. E se le toglieranno la spina sarà la prima cittadina italiana che morirà per sentenza. È una cosa inammissibile se si pensa che quando in America morì Terry Schiavo, tutti gli esperti dissero che in Italia non sarebbe mai potuto succedere».
Neppure il governo può intervenire?
«È la prima volta che in Italia accade un fatto del genere. E il governo non può apporre alcun veto».
Ma chi avrà il coraggio di togliere acqua e cibo a Eluana?
«Non esiste una struttura pubblica o privata che sia concepita con finalità di morte. Il servizio sanitario nazionale serve a curare, non a far morire».
E gli hospice per i malati terminali?
«Quelle strutture accolgono solo i pazienti senza speranze. Ma Eulana invece ha solo bisogno di essere idratata e alimentata. E morirà solo per colpa di una sentenza».
Dunque potrebbero rifiutarsi di accogliere la ragazza?
«Chiunque potrebbe rifiutarsi di applicare il decreto. E mi auguro che facciano come la Lombardia e la Toscana che hanno chiaramente detto che la sospensione delle terapie per Eluana da loro non si può fare».
Però Englaro potrebbe portare Eulana a casa oppure all’estero.
«Certamente. Farla morire è semplice: si tratta di non immettere cibo e acqua nel suo corpo. Ma si tratta di una grave responsabilità del tutto personale».
Lei non è convinta della reale volontà di Eluana?
«Nel suo caso non ci sono dichiarazioni anticipate di trattamento, ma una ricostruzione della sua volontà su base indiziaria che suscita molte perplessità».
Quali per esempio?
«Sono sicura che le testimonianze siano state effettivamente raccolte, però a ognuno di noi può capitare di dire "staccatemi la spina se c’è un incidente". Ma su questi temi bisogna avere le idee precise su danni e benefici di una terapia. E nel caso di Eluana non c’è nulla di tutto questo».
Cosa bisogna fare per evitare che avvenga un altro caso Eluana?
«Fare una legge sulla dichiarazione anticipata di trattamento al più presto».
In che tempi?
«Spero sia pronta in primavera. Il Senato ha dato corsia preferenziale all’argomento».
Quali sono i punti chiave della legge?
«Va precisato che idratazione e alimentazione non sono trattamenti sanitari ma cure di sostegno vitale. Il medico, inoltre, non dev’essere vincolato alle decisioni prese dal paziente, perché non è l’esercente di un negozio e può cambiare idea anche alla luce dell’evoluzione della scienza medica».
E cosa va scritto nel testamento biologico?
«Ci dev’essere sempre una dichiarazione scritta e informata. Il consenso non è qualcosa di emotivo e di vago».
Ma si lascia comunque al singolo il diritto di morire.


«Nessuno può usare violenza e ognuno ha il diritto di scegliere il trattamento a cui può essere sottoposto. Vale la libertà di cura. Io ricordo che è stata rispettata anche la decisione di quella signora non ha voluto amputarsi la gamba. Nonostante le sia costata la vita».

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