Atalanta-Genoa, la partita persa dal calcio e dalle autorità

Atalanta-Genoa, la partita persa dal calcio e dalle autorità

(...) solo perché non ci sarebbero state le «condizioni di sicurezza sugli spalti». Una decisione imposta dal Gos, il gruppo operativo per la sicurezza di Bergamo, che non riteneva sicuri gli spalti. Ma che poco prima li aveva fatti riempire, lasciando cioè che i tifosi corressero tutti i rischi del caso. E poi svuotandoli dopo un inutile tiraemolla che ha solo innervosito i presenti.
Il calcio stavolta non si è fermato di fronte alle esigenze televisive ma alla scelta quantomeno discutibile di autorità locali che hanno preso una decisione quando ormai l’emergenza era ormai in corso se non superata. La cronaca di Atalanta-Genoa diventa così il resoconto di una giornata di follia, iniziata diversi mesi fa, quando la Lega Calcio decise di far disputare un turno infrasettimanale notturno in quelli che storicamente sono i giorni più freddi dell’anno. Un azzardo che ha puntualmente confermato l’errore di dirigenti nazionali che tutto hanno a cuore tranne l’interesse dei tifosi italiani.
Una volta deciso che comunque ieri si sarebbe giocato, a Bergamo è stata messa in moto una macchina organizzativa encomiabile. Perché l’impegno di numerosi operai muniti di scope, pale e aspiratori e il riscaldamento del terreno di gioco avevano mantenuto il prato di Bergamo in condizioni accettabili per la disputa del match in programma alle 18. Sulla città la neve aveva ripreso a cadere solo verso le 15 e il sopralluogo dell’arbitro Gava aveva confermato che le condizioni per dare il fischio d’inizio c’erano tutte. Da quel momento però sono iniziate le riunioni dei responsabili dell’ordine pubblico, che tuttavia non hanno mai messo in discussione lo svolgimento della partita, facendo così muovere verso lo stadio tutti i tifosi.
Neppure le due squadre sono state messe al corrente del rischio di sospensione, tanto che i giocatori hanno fatto il regolare riscaldamento pre-partita. Avvicinandosi però all’ora del fischio d’inizio, sono arrivate le notizie sul possibile rinvio. Rientrando negli spogliatoi gli stessi atleti erano ormai convinti che non si sarebbe giocato. Invece il balletto è continuato, mentre sugli spalti (dichiarati pericolosi) erano in attesa, al freddo, proprio quei tifosi che le autorità dicevano di voler tutelare. A questo punto è nata una sorta di braccio di ferro tra Lega Calcio e questura. L’arbitro è tornato in campo e ha ricontrollato la situazione: tutto nei limiti del regolamento. Gli addetti al terreno di gioco hanno ripreso con ancora più decisione a spazzare la neve che nel frattempo si era nuovamente depositata sull’erba. E ad occhio nudo era evidente il positivo effetto di quell’intervento più che sufficiente a garantire un match regolare. Proprio per venire incontro alle richieste che arrivavano dall’«esterno», l’arbitro ha concesso una proroga di mezz’ora, con alcuni giocatori del Genoa già sotto la doccia, costretti in tutta fretta a indossare nuovamente la divisa per uscire sul campo. La partita si sarebbe dovuta giocare alle 18.30 e ancora una volta è ripreso il riscaldamento degli atleti. Dei rossoblù però è uscito il solo Frey che è stato tra i primi a conoscere le nuove decisioni: un’effimera ipotesi di un secondo rinvio alle 19, poi la sospensione definitiva a data da destinarsi.
Una scelta a quel punto folle, che ha costretto i tifosi presenti, una trentina quelli arrivati da Genova, a ripercorrere quelle «pericolose» gradinate dopo l’ennesima beffa. Pierpaolo Marino, direttore generale dell’Atalanta ha persino cercato di giustificare la Lega e la sua scelta di giocare il primo febbraio in notturna sostenendo che lo «sciopero» della prima giornata aveva costretto a comprimere le date, ma fingendo di dimenticare che il calendario era già stato stilato prima di quello sciopero. Duro invece Stefano Capozucca, ds rossoblù: «È meglio giocare ad agosto, quando c’è più caldo e la gente ha più voglia di venire allo stadio. Situazioni come queste sono una sconfitta per il calcio - ha tuonato Capozucca -. C’è stata tanta confusione. Noi e l’Atalanta eravamo d’accordo sul non giocare, anche per salvaguardare i giocatori.

Prima ci hanno detto di giocare, poi no, poi c’è stato un sopralluogo ulteriore secondo il quale si poteva riprendere a giocare, infine hanno deciso definitivamente per il rinvio. Quello che si è visto qui a Bergamo è qualcosa di incredibile».

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