Atalanta, la terza vita di Percassi: «Subito in A, primo acquisto Doni»

Bergamo Per la terza volta Antonio Percassi, 57 anni fra due mesi, torna all’Atalanta. La prima, 42 anni fa, l’ha ricordata ieri in apertura della presentazione del nuovo assetto societario nella saletta stampa del centro sportivo di Zingonia. «Sono emozionato come allora. Quando, ragazzino di Clusone sono entrato a far parte del vivaio della squadra dei miei sogni. Ho percorso tutto l’iter fino all’esordio in prima squadra, nel 1971. Poi 133 presenze fra A e B». L’idillio si interrompe nel ’77, con la cessione al Cesena. Il roccioso difensore capisce che non ha senso indossare una maglia diversa da quella nerazzurra. Saluta tutti e torna a casa, per iniziare una carriera diversa, quella dell’imprenditore. Se il Percassi calciatore non era un campione, il Percassi imprenditore si rivela un fuoriclasse. Un successo dopo l’altro, ramo immobiliare-commerciale. Dai negozi Benetton ai quartieri di lusso, dai palazzi d’epoca ristrutturati ai centri commerciali nuovi di zecca, dal lancio di marchi internazionali ai villaggi turistici in Arizona. Nel ’90 Achille Bortolotti, il presidente più amato dai bergamaschi, lo chiama alla successione del figlio Cesare, morto alla vigilia dei Mondiali in un incidente d’auto. «Ho trovato l’uomo giusto cui affidare la mia figlia prediletta, l’Atalanta». Percassi entra in possesso del 50% del club orobico, l’altra metà appartiene al gruppo Radici. In un paio d’anni il neo presidente porta il vivaio nerazzurro al primo posto in Europa per organizzazione e produzione, tanto che molti club europei arrivano a Zingonia a lezione di Mino Favini, il numero uno dei talent scout. Col settore giovanile alle stelle, nel ’94 alla prima squadra gira tutto storto. Percassi si affida a Prandelli e ai ragazzini della Primavera, ma non c’è niente da fare: è retrocessione. La stampa locale non perdona e gli ultrà contestano. Percassi, vista la situazione, abbandona con la morte nel cuore. Al suo posto si siede Ivan Ruggeri, costretto poi a lasciare ai figli Francesca e Alessadro.
Ieri, Antonio Percassi è tornato a casa, accolto da molti di coloro che 16 anni fa ne avevano dette e scritte di tutti i colori per screditarlo davanti all’opinione pubblica. Da lui, però, nessun cenno al passato, niente sassolini da togliere. Ma chi lo conosce bene assicura che acquistare il pacchetto di maggioranza dell’Atalanta era il suo sogno. Per una rivincita, e cancellare l’unica sconfitta della sua carriera. Con lui i figli: Luca, 30 anni (ex calciatore di Atalanta e Chelsea) sarà l’ad, e Stefano, 35 anni, che guida il ramo commerciale del gruppo di famiglia. In società entra anche Mario Volpi, il commercialista-amico che segue Percassi dai giorni dei primi affari.
Con quali collaboratori l’Atalanta cercherà l’immediato ritorno in serie A è presto per dirlo, anche se Percassi ha fretta: «Avrei voluto incontrare il dg Cesare Giacobazzi e il ds Carlo Osti, ma non li ho visti in sede. Li vedrò lunedì». Il pronostico è facile: risoluzione del rapporto. Via libera a Roberto Spagnolo nuovo dg e a Beppe Corti, che curerà mercato e osservatori. Quanto all’allenatore che dovrà riportare Bergamo in serie A, Percassi ha precisato che «dovrà essere uno che capisca noi e i bergamaschi. Non possiamo sbagliare, è troppo importante la massima categoria, solo in serie A potremo dar vita alla realizzazione dello stadio di proprietà». Nomi? I più ricorrenti sono Lerda, Foscarini, Colantuono, Malesani. Il prescelto potrà contare su Cristiano Doni («gli ho parlato, giocherà ancora un anno, poi farà il dirigente; è preparato, colto, intelligente, bergamasco nella testa e nel cuore. Resterà anche Tiribocchi e tutti quelli che vorranno contribuire a conquistare la promozione»).


Quel traguardo appena raggiunto da Lecce e Cesena e ancora inseguito dalle quattro squadre impegnate nei play off che questa sera indicheranno le due finaliste. Brescia-Cittadella scendono in campo alle ore 18,30 mentre Sassuolo-Torino avrà inizio alle 21.

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