Atene avverte l’Europa: andiamo dal Fmi

Sulla facility finanziaria europea - che potrebbe essere sperimentata con la Grecia - l’Ecofin e la Commissione europea passano la palla ai capi di Stato e di governo. In campo vi sono alcune ipotesi, ma niente di ufficiale. I ministri finanziari se la cavano osservando che le misure di austerità elleniche vanno bene, anche se Atene non ha finora chiesto niente di preciso. Dunque, «il piano c’è, ma ancora non serve - spiegano il commissario agli Affari economici Olli Rehn e il ministro delle Finanze spagnolo (la Spagna è presidente di turno dell’Ue) Elena Salgado - ; siamo pronti a garantire la stabilità della zona euro con azioni coordinate».
Rinvio anche per la regolamentazione degli hedge fund: il «no» del cancelliere dello Scacchiere britannico Alistair Darling, preoccupato per le conseguenze sulla city (Londra ospita l’80% degli hedge fund europei) ha fatto slittare ogni decisione. Giulio Tremonti tuttavia giudica «importante che la macchina si sia messa in movimento, perché fino a qualche anno fa una discussione con il Regno Unito sarebbe stata impensabile». Il ministro dell’Economia ritiene anche che dovrebbe essere ripensata la presenza europea nel Fmi.
Per quanto riguarda la Grecia, Tremonti puntualizza che il lavoro fatto dall’Eurogruppo è stato prevalentemente tecnico: «Abbiamo affinato le varie ipotesi di intervento, poi deciderà il Consiglio europeo». Quanto all’Italia, aggiunge il ministro, «aspettiamo la formulazione finale, poi decideremo. La nostra preferenza è per la soluzione più europea e più coordinata possibile». L’Italia, con il suo elevato debito pubblico, non vede di buon occhio le soluzioni che possano portare a un aumento degli spread a danno dei Paesi «garanti» di Atene.
Più che l’esito delle riunioni di Bruxelles, a confortare i mercati finanziari è stata la Standard & Poors, che ha confermato il rating «BBB+» al debito greco. L’agenzia afferma che il piano di risanamento offre sostegno all’attuale livello di rating, ma saranno necessarie altre misure negli anni prossimi. Si tratta comunque di un attestato di fiducia, che le principali Borse europee hanno accolto con buoni rialzi, con l’eccezione di Atene che ha chiuso con un calo di mezzo punto. In rialzo anche l’euro, sopra gli 1,37 dollari.
I conti pubblici greci saranno riesaminati dall’Eurogruppo in maggio, quando Atene presenterà le proiezioni fino al 2012. «Dall’Europa non vogliamo un salvataggio finanziario, ma solidarietà», conferma il premier Georges Papandreu. Allo stesso tempo, la Grecia non ha intenzione di andare sul mercato a tassi del 6%, il doppio rispetto a quelli delle emissioni tedesche. «Il governo greco è deciso a non accettare di indebitarsi ancora alle condizioni attuali - dice il portavoce ufficiale - e se l’Europa non approverà un meccanismo che le consenta di ottenere crediti a tassi convenienti, allora Atene si rivolgerà al Fmi».
È questa la spada di Damocle che pende sulle prossime decisioni. Se l’Europa non vorrà difendere un Paese dell’area sotto attacco, dimostrerà tutta la sua debolezza. Allo stesso tempo, la Germania resiste a mettere in campo aiuti senza un meccanismo che rafforzi le regole del Patto di stabilità. Di avviso diverso la Francia, che accusa Berlino di avere un modello di crescita fragile e rischioso. Tremonti è dello stesso parere. Il ritorno al nazionalismo economico influenza anche le dichiarazioni dei membri della Bce.

Per il tedesco Jurgen Stark, «c’è il rischio di una crisi debitoria se non verranno ridotti i deficit». Lorenzo Bini Smaghi, anch’egli componente del board, preferisce la soluzione europea al ricorso al Fmi. E auspica una strategia di difesa che permetta all’euro di resistere agli attacchi speculativi.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica