Egregio Dottor Granzotto, viviamo veramente tempi non lieti. Mi ha colpito il commento da burocrate intransigente, da supponente manager ecclesiastico con clergyman e Rolex al polso, che non guarda in faccia a nessuno, fatto dal cardinale belga Danneels a proposito della velocità del processo di beatificazione di Giovanni Paolo II. È un Papa che parlava con la Madonna (il cardinale dovrebbe leggersi il libro di Socci) e lui a muso duro dice che era uno battezzato come tutti gli altri, che non si fa così, che uno non diventa santo se non con il completo iter burocratico, che non si fanno scorciatoie anche se è ormai assodato che, tra laltro, parlava con la Madre di Cristo. Mi sembrava di leggere Di Pietro. Sono rimasto allibito: se questo è un importante rappresentante della Chiesa, be, non mi piace e mi spiace per la Chiesa e prego che il Papa tra poco santo la protegga da simili conservatori. Mi aiuti a farlo, magari con la consulenza di Rino Cammilleri.
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Ma guarda tu la coincidenza: nei giorni di pausa natalizia, con le rotative a riposo, un rubrichiere come me si prende il tempo che è una bellezza. E me lo sono preso leggendo due confortanti libri. Il primo è proprio di Rino Cammilleri (Dio è cattolico?; Lindau, 18 euri e 50 centesimi). Il secondo è di Francesco Agnoli (Perché non possiamo essere atei; Piemme, 16 euri e 50 centesimi). Entrambi i libri, caro Vaia, non soltanto laiuteranno a capire, ma le forniranno anche le necessarie argomentazioni per fronteggiare con sicurezza le esternazioni dei manager ecclesiastici con clergyman e Rolex al polso alla Godfried cardinal Danneels. Cammilleri, un apologeta e, anzi, fra i maggiori apologeti viventi per dirla con Ettore Gotti Tedeschi (che aggiunge: «Questo libro è una sorta di analisi strategica del perché si può essere sicuri del cattolicesimo e dei suoi vantaggi competitivi nei confronti delle altre religioni. Perché è la sola religione di Dio: Dio è cattolico, senza dubbio»), Cammilleri, dicevo, fa a fettine il relativismo assai di moda anche fra le mura di Santa Romana Chiesa, riduce a gadget spirituali i prodotti offerti dal «supermarket del Sacro», irride il panteismo ecologico/ambientalista e per ultimo, ma non da ultimo, rottama il totem del dialogo interreligioso, impossibile senza mettere tra parentesi la nostra fede, comebbe a dire Benedetto XVI e come nessun buon cristiano intende ovviamente fare.
Quello di Francesco Agnoli è invece un buon antidoto allateismo militante e ringhioso, alle provocazioni scientiste, allarrogante assunto che lateismo è una forma superiore, superilluminista, di conoscenza e di moralità. Tutte faccende tornate in questi ultimi tempi a essere di moda, anzi, come susa dire nel bel mondo radicalchicchettone, di «tendenza». E che si riducono a negare luomo prima di negare Dio. Una caratteristica di tutti gli ateismi - scrive infatti Agnoli -, da quello darwinista-materialista a quello marxista, da quello animalista a quello new age, è «un risentimento, un rancore verso luomo», perché «negare Dio ha significato, da sempre, ridurre luomo a un elemento della natura, equivalente a un sasso, un albero» (per lateologo Eugenio Scalfari, un nome a caso, «luomo è una forma della natura come la mosca»).
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