Milano - Lo stavano seguendo da tempo. Da tre mesi, Roberto Sandalo era indagato. Gli ultimi attentati, ieri notte. A Milano, l’ex componente di Prima Linea brucia tre macchine. Una davanti alla moschea di via Quaranta (ed è l’auto di un italiano), altre due (questa volta, di marocchini) al Centro islamico di Segrate, nell’hinterland. La firma è la stessa. «Fronte cristiano combattente». La sigla che sarebbe dietro ad almeno altri tre episodi simili avvenuti nei mesi scorsi. E il «Fronte» è lui, Sandalo. La Digos lo segue fino a casa. Nella sua auto, un arsenale. E un timbro: «Stop Islam».
Così, il vecchio terrorista rosso è arrestato per incendio doloso con l’aggravante della discriminazione religiosa e della detenzione di armi da guerra. Perché il baule della sua Opel è una «santabarbara». Bottiglie incendiarie, cinque litri di liquido infiammabile, due di diserbante - si presume usato come acceleratore di combustione - bottiglie con innesco e miccia, un tubo in metallo di mezzo metro con stoppino e «ripieno» di bulloni, un piede di porco, un fucile ad aria compressa con piombini, un manganello, vernice per imbrattare i muri e - appunto - il timbro «Stop Islam».
Questa è la nuova vita dell’ex Prima linea, la militanza anti-islamica. Lo sa Abdullah Gonzaga, direttore dell’«Islamic Relief», colpita nell’aprile dello scorso anno da un attacco incendiario. «Non siamo sorpresi - commenta Gonzaga -, sapevamo che Sandalo aveva preso posizioni islamofobiche». E lo sanno gli investigatori della Questura e quelli del Nucleo informativo dei carabinieri, che erano sulle sue tracce da quando - in Veneto - viene sorpreso a scrive sui muri slogan contro la comunità araba. In quell’occasione, Sandalo fugge. Ma il numero di targa dell’auto su cui viaggia è il primo indizio a suo carico. Quelle stesse scritte compariranno anche sui muri di Milano, col numero di un cellulare non intestato a lui. Anche per questo, gli inquirenti cercano possibili complici. E poi i roghi, a cui seguono rivendicazioni sempre più allarmanti. Così, in una telefonata fatta da una cabina pubblica dopo l’attentato del marzo 2007 in via Quaranta, dirà che «questo è solo il primo di una lunga serie, d’ora in avanti punteremo più in alto».
Per questo, il procuratore Armando Spataro invita a «non minimizzare», perché «chiunque istiga all’odio, o parla di fucili, deve aver presente le possibili conseguenze delle sue parole, perché potrebbe sempre esserci qualche estremista pronto a raccoglierle».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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