Al Congresso europeo di reumatologia (Eular), iniziato mercoledì a Copenaghen, hanno partecipato oltre 13mila medici specialisti, giunti anche dagli Stati Uniti e dall'Asia. Folta la rappresentanza italiana che ha presentato 281 ricerche. «Una testimonianza del buon livello scientifico raggiunto dai nostri studi», precisa il professor Carlo Maurizio Montecucco, ordinario di reumatologia all'università di Pavia e presidente della Società italiana di reumatologia (SIR). Montecucco sta già pensando al Congresso europeo che si svolgerà a Roma nel giugno 2010. Le malattie reumatiche sono un pianeta misconosciuto anche se altamente invalidanti: provocano dolore, tumefazione, rigidità, perdita della funzionalità articolare. All'origine vi è una anomalia del sistema immunitario che attacca i tessuti sani dell'organismo. Dall'inizio di questo decennio i reumatologi dispongono dei farmaci biologici, nuove armi terapeutiche ben più efficaci rispetto a quelle del passato. Un tempo si impiegavano farmaci tradizionali come i corticosteroidi e gli antinfiammatori non steroidei o fans che consentivano di ridurre solo temporaneamente segni e sintomi. Poi vennero i farmaci antireumatici che hanno modificato il decorso della malattia come il metotrexate, la ciclosporina, la sulfasalazina, molecole che riuscivano ad alleviare i sintomi, ma che non arrestavano l'evoluzione della patologia. La scoperta dei farmaci biologici ha rappresentato una autentica rivoluzione. Gli anticorpi monoclonali inibiscono l'azione del fattore di necrosi tumorale alfa (Tumor necrosis factor alpha, TNF-alfa), una proteina prodotta dal sistema immunitario che svolge un ruolo centrale nel processo infiammatorio associato alla patologia.
«A Copenaghen - precisa il professor Montecucco - si sono presentati i risultati delle ricerche più innovative per aumentare l'efficacia delle cure e ridurne gli effetti collaterali. L'artrite reumatoide, la principale tra le malattie reumatiche, è una patologia infiammatoria cronica e debilitante che colpisce 21 milioni di persone nel mondo, 400mila in Italia. L'Organizzazione mondiale della Sanità ne prevede una grande crescita in Europa nei prossimi dieci anni. I dolori articolari associati all'artrite reumatoide possono influire sulla capacità di svolgere le normali attività quotidiane e limitare le opportunità di lavoro. Questi pazienti hanno bisogno di essere aiutati quando devono lavarsi, vestirsi, camminare. Sollevare un bicchiere d'acqua può diventare un sogno irrealizzabile. L'artrite psoriasica (o psoriasi artropatica) è anch'essa una malattia autoimmune caratterizzata dalla presenza contemporanea di artrite e di chiazze psoriasiche. La spondilite anchilosante, terza tra le malattie reumatiche più diffuse, si manifesta a livello della colonna vertebrale e delle articolazioni sacroiliache. «La diagnosi precoce di queste malattie reumatiche è importante per prevenire gli effetti a lungo termine» ricorda il professor Carlo Salvarani, direttore di reumatologia all'ospedale di Reggio Emilia.
A Copenaghen è apparso chiaro dai risultati delle ricerche presentate come sia costante il cammino verso un numero sempre maggiore di pazienti che rispondono alle cure con i farmaci biologici. Lo stesso Josef Smolen, direttore della reumatologia all'università di Vienna, ha coordinato uno studio (Go-after) che testimonia la maggiore efficacia su pazienti che non rispondevano alle cure con altri principi attivi biologici, di un farmaco (golimumab) già approvato in Canada e negli Stati Uniti per la terapia dell'artrite reumatoide di grado moderato-severo, dell'artrite psoriasica attiva e della spondilite anchilosante. La nuova terapia (una iniezione sottocutanea ogni quattro settimane) impiega un anticorpo monoclonale contro una proteina che, quando prodotta in eccesso nel corso di una malattia infiammatoria cronica, può causare danni alle ossa, alle cartilagini ed ai tessuti. Un secondo studio curato dal professor McInnes, docente di medicina sperimentale all'università di Glasgow, ha confermato l'efficacia di queste cure innovative anche dopo due anni.
«L'efficacia delle terapie biologiche si manifesta nell'80% dei casi quando sono tempestive, cioè vengono iniziate entro tre mesi dal manifestarsi dei primi sintomi», ricorda il professor Marco Matucci Cerinic, reumatologo dell'università di Firenze, precisando che si può ottenere la remissione della malattia ed arrivare alla sospensione delle cure. Quando si interviene dopo anni i risultati positivi si registrano solo nel 50% dei casi. «In Francia il 70% dei pazienti colpiti da malattie reumatiche è curato con farmaci biologici, come in Gran Bretagna, Germania e Spagna.
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