È la più grave tragedia ferroviaria degli ultimi anni in Russia: almeno 26 morti, 18 dispersi e circa cento feriti, tra cui un italiano, il 58enne Armando Noacco (in condizioni stabili ma in terapia intensiva, dopo aver subito ieri un'operazione al bacino e per il molto sangue perso). Superstiti e testimoni raccontano di aver visto «solo nei film» scene così terribili. La parola a cui tutti hanno pensato subito, è Cecenia. Perché è anche la più facile, quella ormai scontata, lo strumento col quale spesso si insabbiano crimini e camuffano interessi di tutt'altro tipo. Per ora si sa che un gruppo neonazista, Combat 18, ha rivendicato via internet l’attacco (ma non si sa quanta credibilità abbia il messaggio) e che nel 2007, sulla stessa linea a colpire fu un gruppo appunto alla guerriglia cecena (il processo è in corso).
Le primissime ipotesi di guasti tecnici per spiegare il catastrofico deragliamento, venerdì sera, del treno veloce «Nievski Express» Mosca-San Pietroburgo, sono state presto accantonate dalle autorità che hanno subito parlato di terrorismo. Neonazista o ceceno appunto. Ma - come notano alcuni commentatori su media indipendenti, quali radio Eco di Mosca - «ormai si tratta quasi di una reazione pavloviana del Cremlino alle tragedie che ciclicamente colpiscono la Federazione russa». Kirill Balberov, giornalista di San Pietroburgo, sottolinea che il «terrorismo è solo uno dei possibili committenti» e ricorda che «esistono altre ipotesi altrettanto valide e forse più inquietanti» da valutare.
Nella giornata di ieri la dinamica dell'attentato si è fatta più chiara. Di certo si è trattato di una bomba, ha spiegato il capo dei servizi di sicurezza russi (Fsb) Aleksandr Bortnikov, con una potenza di 7 kg di tritolo. L'ordigno è esploso in aperta campagna a oltre 300 chilometri da Mosca venerdì sera, alle 21.34 ora locale, provocando a terra un cratere dal diametro di un metro e mezzo. Ieri pomeriggio, una seconda bomba è parzialmente esplosa senza conseguenze nei pressi del luogo dell'attentato.
La matrice terroristica è confermata da alcuni testimoni, che hanno udito una forte detonazione prima dell'incidente. La tv russa ha mandato in onda una telefonata ai servizi d'emergenza dal conducente dell'espresso, che parlava di «un'esplosione sotto il treno».
In queste ore la polizia cerca di mettere insieme i vari elementi per arrivare a una visione più nitida dell'accaduto. E tra i commentatori c'è anche chi ipotizza un pesante regolamento di conti interno alle stanze del potere: tra le vittime vi sono anche due alti funzionari russi: Sergej Tarasov, capo della compagnia statale «Strade russe» e Boris Ievstratikov, presidente dell'Agenzia federale per le riserve statali. C’è perfino chi vede la mano del narcotraffico: nei vagoni deragliati è stato rinvenuto un beauty case con 1,5 chili di eroina. Infine, c'è chi avanza un'ultima, e più inquietante, ipotesi: quella di interessi mafiosi legati all'industria dei trasporti. Sulla stessa linea del «Nievski», infatti, dal 18 dicembre prossimo dovrebbe partire il «Sapsan», il treno super veloce che collegherà la capitale russa a San Pietroburgo in tre ore e 45 minuti. Stracciando, su costi e tempi, la concorrenza dei voli aerei.
A festeggiare il mancato pericolo sono invece due ragazzi italiani di cui non è ancora noto il nome: avrebbero dovuto salire sul Nievski Express, ma derubati da capo a piedi e con in mano solo i propri passaporti hanno dovuto rinunciare al viaggio già programmato sul treno che è poi tragicamente deragliato.
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