da Milano
Con toni degni del miglior Rudy Giuliani e con lindice tenuto sul grilletto dei tassi, Jean-Claude Trichet inaugura il programma di «tolleranza zero» contro la spirale prezzi-salari. I milioni di lavoratori impegnati nei rinnovi contrattuali, le minacce di sciopero generale in Italia e Francia e gli aumenti dell8% chiesti in Germania da statali e metalmeccanici, hanno elevato la soglia dallallarme ai piani alti della Bce, da tempo resa inquieta dallonda montante dellinflazione.
Eppure, anche la riunione di ieri ha finito per partorire un nulla di fatto: i tassi sono rimasti fermi al 4%, lì dove li inchioda dal giugno 2007, mese dellultima stretta, il rallentamento del ciclo economico. Per la crescita del Pil, ha dovuto ammettere il presidente della banca centrale, «i rischi sono al rialzo», pur se «il nostro scenario principale resta quello di uno sviluppo ampiamente in linea con il trend potenziale». In fondo, il punto cruciale sta proprio qui: la convinzione che la spinta in avanti della crescita non si esaurirà per effetto della quasi-recessione Usa, sorregge limpianto restrittivo su cui poggia la politica monetaria. Trichet, chiaro come sempre, ha ricordato che lorientamento della Bce «non è sicuramente neutrale». Non a caso, le discussioni di ieri tra i componenti il direttivo «hanno riguardato due possibilità, non tre». Insomma: la terza opzione, ovvero il taglio del costo del denaro sollecitato a più riprese da governi, imprenditori e organismi internazionali, non è stata neppure presa in considerazione.
Un allargamento delle maglie del credito mal si concilia, del resto, con uninflazione destinata a restare «nei prossimi mesi» oltre il limite di tolleranza del 2% (nel dicembre scorso era al 3,1%) e sottoposta alle potenziali pressioni derivanti dalla tornata dei rinnovi contrattuali. Trichet ha così messo tutti sullavviso: «Siamo pronti ad agire in maniera preventiva. Vogliamo che si sappia che non tollereremo il manifestarsi di effetti second round» sullinflazione. Il banchiere francese ha così richiamato al senso di responsabilità governi, imprese e sindacati, invitandoli a non considerare come base per le richieste salariali gli attuali picchi del carovita, causati da «fattori esterni» quali la corsa delle quotazioni del greggio, i rincari di materie prime e generi alimentari, ma anche dalle «decisioni in materia di tassazione indiretta» prese da alcuni governi. I parametri di riferimento devono invece essere, secondo la Bce, il livello di competitività settoriale, la disoccupazione e i progressi di produttività, mentre andrebbero abbandonati i meccanismi di indicizzazione dei salari. «Pensate e agite - ha sottolineato Trichet - nella consapevolezza che, una volta esaurita questa fiammata (dei prezzi, ndr), si tornerà al parametro stabilito dalla Bce».
Anche se listituto centrale mantiene la barra di navigazione spostata sul versante di un rialzo dei tassi, non è comunque automatico - a detta degli analisti - che il giro di vite venga deciso entro il 2008. Un peggioramento della situazione economica potrebbe costringere Francoforte a mantenere la posizione di wait and see nei prossimi mesi.
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