Chi trova lamore perde un tesoro. E su facebook lamicizia è vera come Giuda. Due verità scientifiche in un colpo solo, certificate da Robin Dunbar, professore di Antropologia evolutiva alluniversità di Oxford. Non cera bisogno che ce lo dicesse. Sarà che lamico, appena spunta lei, si sente tradito come fosse un amante, sarà che il tempo per far bisboccia insieme si restringe, sarà che la nuova fiamma ti guarda con gli stessi occhi affettuosi con cui Carla Bruni fissava Rachida Dati, ma lamicizia, in genere, finisce dove comincia un amore. Sempre a dar retta al prof che nella sua ultima lezione alluniversità Bicocca di Milano ha spiegato che «quando inizia una storia damore si perde almeno un amico e un parente: mentre però il parente con il tempo ti perdona e lo recuperi, lamico no, lo perdi per sempre». Tra tutte lantropologo sceglie la scusa del tempo. Non ne abbiamo per tutti. E il nostro cervellino, con tutte le sue fantasie, alla fine è meno capiente di un cineforum.
Dunbar spiega, appunto, che il nostro cervello è sopravvalutato come Diego Forlan, è in grado di gestire cioè fino ad un massimo di 150 amici, o meglio, «150 tipi di relazioni: gli amici più stretti sono solo cinque, poi cè un nucleo un pò più largo di quindici con cui si ha una relazione importante ma meno intensa. Centocinquanta è il numero limite che ci permette di essere altruisti e provare un senso di obbligazione verso gli altri». Quindi chi ha più di mille amici su facebook è inutile che se la tiri, quelli sinceramente interessati ai suoi post non arrivano a dieci. «Ecco anche perchè ai matrimoni è comune che si invitino 150 persone», singolare modo di provare scientificamente una tesi.
E anche su questo ci sarebbe da dire. Perchè anche tra amici, quei pochi, ci teniamo in contatto con sms, e-mail, social network, mi piace, non mi piace più, ma alla fine, stringi stringi, non ci si dice niente. Ci si incontra senza vederci, ci si parla senza sentirci, ci si ama senza toccarci. Si preferisce gli appuntamenti su Internet alla birra con gli amici, sono le nuove tecnologie, più che la nuova fidanzata, a disegnare, costruire, plasmare i rapporti con gli altri. É cambiato il modo in cui le persone si incontrano, si mettono insieme, lavorano, comprano, chiacchierano, creano. E i rapporti che nascono durano quanto un messaggio su twitter. Le parole, le emozioni, quelle vere, dovrebbero passare dagli sguardi, da tutte quelle cose che il tempo non ci regala mai, vittima, almeno così ci piace credere, del logorio della vita moderna. E il tempo è il complice perfetto di tutte le scuse.
Per il Prof i rapporti di amicizia con il tempo si perdono, si rovinano gradualmente, mentre quelli con i familiari sono più stabili e duraturi, anche se «possono terminare anche questi in modo drammatico con rotture decennali». Sarà, ma se è per questo la tecnologia ha anche cambiato il modo di rompere una relazione, damore o damicizia che sia. Possiamo eliminare un amico o un amante cancellando un'e-mail, ignorando un sms, smettendo di parlare. Sconnettendo la relazione. Ma in un mondo così fluido le attrazioni fatali possono perdere velocemente il loro potere magnetico e lamico tornare di moda prima ancora di passare. E quello che fa di un amico un buon amico, sempre per il Prof, sono cinque cose: avere gli stessi interessi, gli stessi tratti di personalità, provenire dalla stessa città, parlare la stessa lingua o dialetto, avere unistruzione simile e soprattutto avere un senso dello humour simile.
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