«Un libro non letto è un libro bruciato». Sceglie una delle battute più efficaci del celebre romanzo Fahrenheit 451, Luca Ronconi, per spiegare il senso più profondo di un allestimento che, dalla sua firma registica, rinasce corretto attorno a una priorità: l'importanza della memoria e della conoscenza. Il libro di Ray Bradbury è oggi acclarato fenomeno di culto, Truffaut negli anni '60 ne realizzò una versione cinematografica indimenticabile, e in seguito lo stesso scrittore diede vita a un adattamento per il palcoscenico il cui copione fa da fondamenta a questa piéce - spettacolare per scenografia e per impiego di energie (ben quattro i Teatri Stabili italiani coinvolti) - attesa al Piccolo Teatro Strehler dal 13 gennaio al 10 febbraio.
La storia, o meglio l'incubo, di questa profetica parabola di fantascienza è nota: Fahrenheit 451 (nato come estensione del racconto breve The Fireman, pubblicato da Bradbury nel 1951 sulla rivista Galaxy Science Fiction, e in Italia sulla rivista Urania in due puntate, novembre e dicembre 1953, con il titolo Gli anni del rogo) racconta come in un futuro indefinito e ipertecnologico la società sia controllata da un occhiuto regime che proibisce la lettura. Possedere libri è reato, la popolazione giace inebetita dall'abuso di psicofarmaci e la televisione, saldamente in mano al potere, anestetizza qualsiasi moto di ribellione e di anticonformismo da parte dei cittadini. I libri, vittime di un vero e proprio olocausto, vengono scoperti, raccolti e dati alle fiamme (alla temperatura di 451 gradi fahrenheit, quella per l'appunto in cui la carta brucia) dai vigili del fuoco, trasformati da «pompieri» in «piromani». Montag (qui interpretato da Fausto Russo Alesi) è uno di loro: la sua lenta presa di coscienza, complice la vicinanza di una donna di nome Clarisse (Elisabetta Pozzi) lo porterà dalla catatonica indifferenza verso il pensiero alla complicità con gli «uomini libro», clandestini partigiani della cultura che si ribellano al regime.
La Fondazione del Teatro Stabile di Torino, il Piccolo di Milano, il Teatro di Roma e il Teatro Biondo Stabile di Palermo contribuiscono a una messa in scena dove i roghi dei libri avranno, sul palcoscenico, reale forma fisica. È, questa, solo una delle particolarità dell'allestimento voluto da Ronconi. «Questo Fahrenheit - spiega il regista - è altra cosa rispetto al romanzo e, soprattutto, rispetto al film di Truffaut, improntato a un eccessivo sentimentalismo. Il pubblico conosce il libro e tutta la mitologia che vi ruota attorno. Più che il lato ideologico, legato alla minaccia totalitaria, Fahrenheit può parlare a noi attraverso l'importanza della memoria e della conoscenza. Oggi, il dominio della tv, e soprattutto di quella cattiva, è indubbio. Ma la cosa più drammatica è un'altra: è che la gente non sente la necessità di leggere. Oggi si pubblicano una gran quantità di libri, il problema è che non vengono letti. E, come si afferma anche in Fahrenheit, la gente ha smesso di leggere di sua spontanea volontà, senza costrizione particolare. Insomma, se dovessi identificare i pompieri piromani di oggi vedrei una correità, nella tv ma anche nella gente. La perdita della memoria, la vita trasformata in un eterno presente, è solo una conseguenza, che oggi ha subito un'accelerazione esponenziale».
Nell'era dell'overdose mediatica e informativa, la conoscenza muore giorno dopo giorno.
Fahrenheit 451
Teatro Strehler
dal 13 gennaio al 10 febbraio
Info: 848.800.304
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.