Attenzione alle brutte sorprese dai… calzini

Le nanoparticelle incluse nei tessuti di quelli sportivi per combattere i batteri e ridurre il cattivo odore potrebbero addirittura provocare il cancro se finiscono nell’acqua

Attenzione alle brutte sorprese dai… calzini

Alcuni scienziati hanno consigliato un test “urgente” delle nanoparticelle contenute in prodotti di uso quotidiano come i calzini: si teme che potrebbero avere effetti nocivi per la salute. Queste particelle delle dimensioni di un milionesimo di un granello di sabbia – scrive il “Daily Telegraph” – sono utilizzate per realizzare materiali innovativi che finiscono in non meno di 600 prodotti venduti in tutto il mondo: si va dai fazzoletti agli schermi contro la luce solare, fino ad arrivare agli integratori alimentari.

Scarse conoscenze Ma la verità è che si sa ancora troppo poco riguardo agli effetti di queste microscopiche particelle sul corpo umano. La Commissione britannica sull’inquinamento ambientale ha ammesso, dopo uno studio durato due anni, che la dannosità delle nanoparticelle è un’ipotesi, ma che finora non è stata condotta sufficiente ricerca per affermarlo. Non ci sono, in altre parole, prove del danno che la nanotecnologia produrrebbe, ma la mancanza di prove potrebbe semplicemente essere dovuta a carenza di indagini. Rischia così di replicarsi la situazione degli organismi geneticamente modificati, prodotti di una scienza che viene accusata, magari ingiustamente, di lavorare senza tenere adeguato conto dei pericoli collaterali e che finiscono con l’essere guardati dal pubblico con sfiducia quando non addirittura con ostilità.

Il “nanoargento” nei calzini Come esempio di possibili pericoli insiti nell’uso di nanotecnologie nei prodotti di uso quotidiano viene portato il “nanoargento” impiegato nei tessuti dei calzini sportivi per uccidere i batteri e conseguentemente ridurre i cattivi odori. Se queste microparticelle metalliche finiscono nel ciclo dell’acqua, ipotizzano alcuni ricercatori, potrebbero addirittura mettere i consumatori a rischio di cancro: “Sarebbe una situazione non troppo diversa da quella delle fibre di amianto che causano il famigerato mesotelioma ai polmoni”, spiegano.

Ma i vantaggi sono indiscutibili Resta comunque il fatto che i benefici ottenuti in medicina grazie ai nuovi materiali che sono stati realizzati grazie alle nanotecnologie sono evidenti.

Esempi validi sono gli schermi solari al biossido di titanio, che proteggono dal rischio melanoma, mentre i “nanotubi” al carbonio potranno essere utilizzati per convogliare opportunamente i farmaci antitumorali esattamente là dove sono necessari. E tuttavia, concludono i ricercatori britannici, un urgente e significativo incremento dei test per verificare la pericolosità di questi materiali è senz’altro opportuno  

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