Dalle vecchiette con la borsa della spesa che devono affrontare i cinghiali al Righi, ai bagnanti che si tuffano in mare a Sturla, dove è stata trovata una famigliola di ungulati, alle spiagge di San Fruttuoso di Camogli e di Paraggi a Portofino. È allarme in provincia di Genova dove i danni causati dai cinghiali aumentano ogni anno. Così ieri l'assessore provinciale Renata Briano ha presentato il nuovo piano dei risarcimenti: 230mila euro, 50mila destinati alla prevenzione, che saranno sborsati dall'ente di palazzo Spinola a chi ne farà richiesta. I coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli verranno risarciti al cento per cento con una franchigia di 150 euro. Chi conduce fondi agricoli per hobby sarà risarcito al 50 per cento. Per i piccoli danni, poi, fino a 300 euro, sarà possibile intascare «d'ufficio» la cifra. Nel 2008 i capi abbattuti in Liguria sono stati 25mila, di cui 10mila solo in provincia di Genova, ma che questa strategia non ha portato a grossi risultati e l'assessore Briano ha così deciso di introdurre una campagna per l'elettrificazione e la recinzione delle aree invase dai cinghiali.
Si tratta di un ambizioso progetto che troverà difficoltà soprattutto per la vasta parcellizzazione delle proprietà terriere, ma che dovrebbe partire entro breve anche per il parco del Righi dove la scorsa settimana la Provincia ha acconsentito che si abbattessero alcuni cinghiali sollevando in consiglio provinciale la protesta dei Verdi. «I cinghiali nel nostro territorio - spiega Briano - non sono meno di diecimila. Continuare a abbatterli non serve a granché. Occorre farli rimanere nel loro habitat naturale attraverso, appunto, la realizzazione di una rete con continue recinzioni anche elettriche. In tre anni i cinghiali ci sono costati circa 600mila euro. Ricordiamo che è vietato dare da mangiare e foraggiare i cinghiali come purtroppo, anche al Righi, dove i cittadini indisciplinati portano loro avanzi di cibo e pane secco».
A Genova i cacciatori di cinghiale, divisi in un centinaio di squadre, sono circa 4mila, cioè il 50 per cento del totale dei cacciatori. «Noi collaboriamo con la Provincia e non rispondiamo - dicono i rappresentanti dei cacciatori - alle provocazioni dei Verdi che chiedono i test antialcol e antidroga per chi imbraccia le doppiette».
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