Agricoltura, innovazione e difesa del Made in Italy: intervista a Ettore Prandini

Il presidente di Coldiretti protagonista sul palco dell'evento veronese organizzato da Il Giornale con Moneta. Dialogo a tutto campo su agricoltura e tutela del Made in Italy con Osvaldo De Paolini

Agricoltura, innovazione e difesa del Made in Italy: intervista a Ettore Prandini
00:00 00:00

"L'arte di coltivare" fa crescere il valore e alimenta la costante crescita del comparto agroalimentare italiano. A Verona, nell'ambito dell’evento sul Made in Italy organizzato da Il Giornale in collaborazione con il settimanale Moneta, il direttore Osvaldo De Paolini intervista Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. Un'occasione per approfondire il percorso di un imprenditore che ha trasformato la propria azienda agricola in un modello di sostenibilità e innovazione, e che, alla guida di Coldiretti, è diventato punto di riferimento nelle battaglie per la difesa del Made in Italy, la trasparenza delle etichette e la lotta alla contraffazione alimentare. Un dialogo aperto sul futuro dell’agricoltura italiana, tra tradizione, identità e nuove sfide globali.

Il dialogo con il direttore De Paolini inizia dal tema del riarmo. "Non sono contrario al riarmo per la difesa, ma ci sono anche altre priorità. Ci sono continenti in grande difficoltà che pensano poco al tema del riarmo e più a quello del cibo. Penso all'Africa, dove il tema dell'accesso al cibo può diventare uno strumento di pace. Iniziamo a pensare a una strategia globale per quei Paesi che tramite l'agricoltura e il cibo possono crescere. Il Piano Mattei va nella giusta direzione: dà una possibilità di riscatto interno e democratico a questi territori, è un inizio ed è evidente che andrebbe esteso all'intera Europa come visione geopolitica. L'Africa crescerà, se oggi noi creiamo una relazione possiamo gestirla negli anni a venire e non quando ormai saranno arrivate Cina o Russia".

Capitolo Europa: è cambiato qualcosa rispetto all'agroindustria? "Vedo un'attenzione dei capi di Stato nel condizionare alcune scelte che l'Europa vorrebbe tornare a prendere, questo significa riconoscere all'Europa un ruolo centrale. Purtroppo a governare sono ancora gli eurocrati. Oggi alcune scelte fondamentali le stanno ancora discutendo le strutture burocratiche e i commissari stanno avendo ancora poca voce il capitolo. La tempestività delle scelte fa la differenza, noi non possiamo arrivare con anni di ritardo".

Arriva poi la domanda sul tema dazi, al quale l'agroindustria italiana resiste: il mercato ha risposto positivamente, a differenza di quanto avvenuto in altri settore. "I prodotti come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano, i vini e i prodotti conservabili hanno tenuto molto bene. L'ortofrutta ha avuto più difficoltà. Con l'interlocuzione, e non con il muro contro muro dei dazi, dobbiamo evitare la tassazione sull'agroalimentare. Nei prossimi anni, se non verremo penalizzati, il mercato Usa potrebbe diventare più importante per le esportazioni, più della Germania. Ho chiesto alla presidente Meloni di investire sulle nostre agenzie, Ice e Sace, perché nel momento in cui c'è una difficoltà bisogna aumentare la comunicazione e spiegare la nostra eccellenza".

Che senso ha parlare di sostenibilità di fronte a cambiamenti climatici così improvvisi? Prandini: "Il nostro Paese si è concentrato solo su una programmazione d'emergenza e non ha pianificato in termini di bisogno. In più interventi si è parlato della presenza dell'uomo sui territori: se non facciamo manutenzione, ogni volta avremo difficoltà ed emergenze. L'eccessiva burocrazia, poi, ha allontanato le persone da quel che prima facevano: la manutenzione degli argini dei fiumi, ad esempio, un tempo la facevano gli agricoltori. Ma se oggi un agricoltore pota un albero pericolante senza fare richieste burocratiche, oggi viene denunciato. Da un lato c'è un tema di cambiamento climatico, dall'altro c'è una iper-bucocratizzazione. Qualcuno che pensava che la burocrazia avrebbe creato posti di lavoro, ma è stato il contrario". Sulla lotta al cambiamento climatico Prandini parla di tecnologia, di sensoristica e di innovazione. Di investimenti che possano portare a un approccio più evoluto. "La sfida è sostenere in termini strategici ciò che ti caratterizza, creando un meccanismo che dà certezze a chi lavora nel settore produttivo".

Quanto sta facendo la nostra politica? "Devo riconoscere a questo governo un cambio di passo significativo su questi temi. La 5.0 però non funziona per come è stata pensata, c'è un eccesso di burocrazia. Il modello della 4.0 era più efficiente e più veloce, che anche nel settore agricolo ha creato un investimento da 2,6 miliardi. Se dovessimo settare la 5.0 sul modello precedente, stimiamo un investimento addirittura di 6 miliardi nei prossimi cinque anni".

Tema dei falsi italiani. "L'Italian sounding è un enorme danno, vale quasi il doppio di quel che esportiamo. Nel 2025 supereremo il record dei 70 miliardi di export e da qua al 2030 potremmo arrivare ai 100 miliardi. Come combattere chi mina questa crescita? Registrando i nostri prodotti sui mercati a livello globale. Dobbiamo combattere l'Italian sounding portando i veri prodotti italiani nel mondo, questo è il vero contrasto. Quando diciamo che c'è un mondo che ci aspetta, lo credo davvero. Sta a noi essere su quei mercati anche con gli accordi di libero scambio, a patto che ci sia reciprocità. Noi non siamo contrari agli accordi di libero scambio, ma sul Mercorsur pretendo che se l'Europa pone vincoli sui fitofarmaci mi aspetto che i prodotti che li contengono non entrino in Europa. E poi dobbiamo avere sistemi di controllo diffuso. Abbiamo Paesi, penso all'Olanda e al porto di Rotterdam, dove si fa entrare di tutto pur di far correre il commercio. Dobbiamo fare più controlli. Mi dicono che sono su una visione di chiusura? No, chiedo solo che ci siano gli stessi controlli che noi giustamente riceviamo nelle altre parti del mondo.

Il difendere i sistemi di libero scambio, senza chiudere il mercato, è la sfida che ci attende".

"Come si può pensare che un accordo pensato alla fine degli anni 90 sia applicabile ora? Rischiamo di penalizzare alcuni settori con l'intenzione di difenderne altri".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica