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Pesticidi in 20 marche di patatine fritte, lo rivela un test alimentare

Un'alta concentrazione di acrilammide e pesticidi è stata segnalata in venti marchi di patatine in Germania, alcuni dei quali venduti anche nel nostro Paese

Pesticidi in 20 marche di patatine fritte, lo rivela un test alimentare

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Sicurezza alimentare, un test rileva presenza di pesticidi nelle patatine fritte

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I risultati di un test condotto di recente in Germania hanno riportato bruscamente l'attenzione sul tema della sicurezza alimentare: su venti diversi marchi di patatine fritte alla paprika, alcuni dei quali vengono commerciati anche nel nostro Paese, sono infatti stati segnalati dei livelli molto elevati di acrilammide, di pesticidi e in genere di sostanze potenzialmente dannose per la salute degli esseri umani.

I ricercatori hanno esaminato una ventina di confezioni di chips alla paprika vendute in Germania, sette delle quali etichettate come prodotti biologici: i risultati complessivi sono stati tuttaltro che incoraggianti, con situazioni spesso e volentieri distanti da quelli che sono indicati come parametri di riferimento per la definizione di qualità e sicurezza nei cibi.

Basti pensare che solo un prodotto su 20 è riuscito a ottenere una promozione a pieni voti e a raggiungere il grado di valutazione "ottimo": si tratta di un marchio non commercializzato in Italia, vale a dire le Kartoffenchips. Solo altri sei marchi hanno raggiunto il grado "buono" (tra di essi, ad esempio, le Penny Chips Paprika), mentre gli altri contenevano una quantità di sostanze nocive alla salute troppo significativa per poterli definire idonei al consumo.

Gli esperti hanno trovato, in particolare, livelli eccessivi e pericolosi di acrilammide in otto dei prodotti sottoposti ad analisi. Si tratta di una sostanza cancerogena che può risultare presente in vari cibi a base di amido che vengono sottoposti a cottura in forno, tostatura o frittura a temperature particolarmente elevate, specie oltre i 120° C.

L'acrilammide è reperibile anche nel pane, nei biscotti, nei crackers, nelle fette biscottate, nelle merendine confezionate, quindi in alimenti con glasse e coperture zuccherate, nel caffè e per l'appunto nelle patatine fritte, tanto quelle confezionate quanto quelle prodotte sul momento.

Contrariamente a quanto ci si potrebbe attendere sono proprio i prodotti bio quelli con le maggiori concentrazioni di questa sostanza cancerogena. Secondo gli studiosi tedeschi potrebbe essere un effetto del divieto di utilizzo di inibitori della germinazione nell'agricoltura biologica. Per preservare a lungo le patate è necessario conservarle in ambienti a 2/4 gradi Celsius: tuttavia proprio le basse temperature causano l'accumulo di zuccheri come fruttosio e glucosio nei tuberi, e questi contribuiscono a incrementare i livelli di acrilammide durante la cottura.

Oltre questa sostenza, lo studio tedesco ha segnalato in alcuni marchi di patatine anche la dannosa presenza di idrocarburi saturi di petrolio e di esteri glicidilici degli acidi grassi, in grado di evolversi in glicidolo, potenzialmente cancerogeno.

Allarmanti anche le tracce di pesticidi come il clorprofam, messo al bando dalla Ue.

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