Tommaso Canella tra i Future 40 di Wine Enthusiast: il Bellini guarda al futuro

La rivista enologica inserisce il trentenne imprenditore, terza generazione dell’omonima casa vinicola veneta, tra i giovani destinati a rivoluzionare il mondo del vino. E questo non solo grazie alla produzione classica di Prosecco, ma grazie al ready to drink a base di vino e ingredienti Dop rigorosamente made in Italy che oggi vale il 75 per cento del fatturato complessivo dell’azienda

Tommaso Canella tra i Future 40 di Wine Enthusiast: il Bellini guarda al futuro
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Wine Enthusiast, una delle testate di riferimento nel panorama internazionale del vino, ha inserito Tommaso Canella tra i Future 40 del 2025, la lista che ogni anno raccoglie le figure destinate a cambiare le regole del gioco nel settore del vino e dell’ospitalità. Non si tratta più del vecchio “40 under 40” che selezionava giovani talenti: oggi la categoria è aperta a professionisti di ogni età, accomunati da un contributo concreto in termini di innovazione, inclusività e capacità di visione.

Per Canella, 30 anni, originario di San Donà di Piave, il riconoscimento arriva come coronamento di un percorso che ha visto l’azienda di famiglia affiancare alla storica produzione di Prosecco quella dei ready to drink, nella quale è diventata un punto di riferimento nel comparto premium. Un’evoluzione che ha al centro il Bellini, marchio registrato e icona della casa, rilanciato negli ultimi anni attraverso un mix di rebranding, nuove linee di prodotto e partnership mirate, tra cui quella con Ethica Wines per la distribuzione internazionale.

Il risultato è un’impresa che oggi vale circa 25 milioni di euro di fatturato, di cui il 75% proveniente dai cocktail pre-mixati a base di ingredienti Dop italiani. Una svolta nata dal successo negli Stati Uniti, dove il Bellini ha spinto l’azienda a raddoppiare il giro d’affari nell’ultimo anno. Il mercato americano, trainato anche dal lancio della Mimosa Granriviera a base di arancia di Ribera e bergamotto calabrese, rappresenta oggi il 40% delle vendite. Segue l’Italia con il 30%, mentre il resto è diviso tra Europa, Sudamerica e Asia, piazza su cui Canella sta investendo insieme a Ethica Wines.

Dietro ai numeri c’è un’idea di prodotto che cerca di coniugare qualità e accessibilità. Il Bellini firmato Canella, nato nel 1988 con le pesche bianche romagnole e il Prosecco della casa, è stato uno dei primi cocktail “pronti da bere” a imporsi su scala globale. Oggi la famiglia – giunta alla terza generazione – punta a rafforzare questa identità, proponendo un made in Italy immediato e riconoscibile, capace di parlare a un pubblico trasversale, soprattutto giovane e femminile.

I dati confermano il trend: secondo l’Osservatorio Uiv su base Iwsr, negli Stati Uniti i ready to drink sono la quinta bevanda alcolica per diffusione, con una quota del 38 per cento. Il consumo è guidato dai millennials (49 per cento) e dalla Gen Z (40), con un’incidenza femminile superiore a quella maschile. È l’unica categoria che negli ultimi due anni ha mostrato crescita positiva, +2%, sostenuta anche dalla domanda della popolazione ispanica.

Nella dichiarazione rilasciata a caldo, Tommaso Canella ha sottolineato il valore del riconoscimento: “Credo che nasca da relazioni e visioni condivise. Un marchio smette di essere solo un’etichetta quando riflette le persone che ci stanno dietro e le loro storie. Dedico questo traguardo alla mia famiglia, che ha sempre saputo vedere una direzione anche nel caos delle mie idee”.

Fondata nel 1947, Casa Vinicola Canella resta una realtà familiare. I fratelli della seconda generazione – Alessandra, Lorenzo, Nicoletta e Monica – hanno consolidato la produzione di Prosecco DOC e DOCG, mentre i rappresentanti della terza, Tommaso e Alvise, stanno imprimendo una svolta più internazionale, muovendosi tra tradizione e innovazione.

Per Wine Enthusiast, che con i Future 40 individua ogni anno i protagonisti di una nuova fase del settore, l’inclusione di Tommaso Canella è il segnale che la formula scelta – qualità, narrazione e

immediatezza – intercetta una domanda reale del mercato globale. Una conferma che il Bellini, nato come cocktail da bar veneziano, ha trovato nel formato in bottiglia la strada per diventare un simbolo esportabile di italianità.

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