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Basta "via IV novembre" o "via Garibaldi". Cosa succede alle strade

L'Istat va avanti col suo piano di regolazione della toponomastica ed emana una circolare di ben sessanta pagine. Ecco come cambiano le diciture delle strade

Basta "via IV novembre" o "via Garibaldi". Cosa succede alle strade

Via i numeri dalle strade in favore dell'uniformità, ecco a cosa sta portando un'ambiziosa opera dell'Istat, che mira a completare l'Archivio nazionale dei numeri civici delle strade urbane (Anncsu). Facciamo un esempio. Stando alla nuova regola, una via non può più essere chiamata "IV Novembre", deve essere scelta la sua versione in lettere, ossia "Quattro Novembre".

Il caso Borgone Susa

A portare l'attenzione su questa tematica è stato Diego Mele, sindaco del piccolo Comune di Borgone Susa (Torino). Mele si è visto recapitare dall'Istat una comunicazione via pec in cui gli veniva sostanzialmente richiesto di eliminare la nomenclatura delle vie con numeri romani in favore della loro versione letterale in italiano in modo da ottemperare a una normativa nazionale.

Tanto è bastato a provocare la reazione del primo cittadino, che non ha voluto modificare i nomi delle vie IV Novembre e XX Settembre. "Mi sono rifiutato essendo la numerazione romana un patrimonio culturale, non solo italiano ma dell'Europa intera", ha spiegato il sindaco, come riportato da TorinoToday. "Con un provvedimento amministrativo, infatti, si avvierebbe un procedimento di 'cancel culture' ai danni della lingua latina senza nessun motivo particolarmente rilevante. Ma il bello, anzi il brutto, è che questo provvedimento sia stato reso esecutivo in tutti i comuni italiani", ha aggiunto.

Ebbene sì, questa vicenda non riguarda solo il Comune di Borgone Susa, ma tutta Italia. Sollecitazioni come quella recapitata al sindaco Mele arriveranno anche ad altri primi cittadini e vedremo se tutti leveranno gli scudi.

Obiettivo: regolare la toponomastica

L'Istat prosegue nel suo lavoro, emanando addirittura una circolare di ben sessanta pagine per regolare la toponomastica. Non sarebbe solo un problema di numeri romani e di numeri trascritti in lettere. Nel documento, ad esempio, viene richiesto agli enti preposti di non utilizzare più indirizzi fittizzi per registrare in anagrafe i senzatetto, come ad esempio "Via della dimora sconosciuta", o "Via senza fissa dimora". Questo per non creare confusione.

E ancora. Va bene mantenere certe denominazioni antiche sulle targhe stradali, ma sullo stradario devono essere modificate. Dunque non più "Piazza della Repubblica (già Piazza Esedra)", ma semplicemente "Piazza della Repubblica".

Sempre secondo le direttive dell'Istat, sarebbe bene sostituire con una parola sola indicazioni come "attraversamento pedonale", "passaggio pedonale" o "passo carrabile". Al loro posto viene suggerito di usare parole come "lungarno" o "lungotevere", quando si parla di aree che costeggiano fiumi o laghi.

Per consentire una migliore identificazione delle zone di circolazioni viene inoltre chiesto di non ricorrere, ad esempio, al nome generico "Garibaldi", che potrebbe essere confuso con "Anita Garibaldi" o "Brigata Garibaldi". Dunque non "Via Garibaldi", ma "Via Giuseppe Garibaldi". Divieto dei numeri anche per i nomi dei papi.

Ci saranno quindi, ad esempio, "Via Papa Pio Dodicesimo" e "Via Papa Giovanni Paolo Primo".

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