
Dopo mesi di denunce e di polemiche sul sovraffollamento delle prigioni italiane, ieri dal Governo - finora fermamente contrario a ogni misura «svuotacarceri» - arriva la prima presa di posizione che sembra aprire a un intervento per fronteggiare l'emergenza. Viene direttamente dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Che ieri con una nota annuncia l'istituzione di una task force chiamata a tempi stretti a affrontare uno dei nodi che da che da tempo vengono segnalati tra le criticità del sistema: il grande numero di detenuti che in base alla legge avrebbero il diritto di trascorrere fuori dal carcere la parte di pena che resta ancora loro da scontare, e che invece restano in cella perchÉ non hanno un domicilio che li accolglie o per l'incapacità del sistema giudiziario di rispondere in tempo utile alle loro richieste.
Secondo i dati forniti ieri dal ministro il numero è assai rilevante: si parla di 10.105 detenuti, sul totale di una popolazione carceraria che al 30 giugno era di 62.728 tra uomini e donne. I diecimila potenziali scarcerati sono tutti con meno di 24 mesi da scontare, hanno ricevuto condanne per i reati non compresi nell'elenco di quelli di particolare gravità e hanno mantenuto durante la detenzione un comportamento corretto, non ricevendo sanzioni disciplinari pesanti. In pratica si tratta di ben un sesto dei detenuti totali, una quota che se dovesse venire effettivamente liberata riporterebbe il totale dei detenuti quasi sotto la capienza massima degli istituti penitenziari italiani, attualmente stabilita in circa 51mila posti. Rimarrebbero ovviamente singole situazioni critiche, ma l'effetto nel riportare condizioni decorose di vita sarebbe indubbio.
Nordio nella sua nota non indica nei dettagli come la task force intende operare, limitandosi a dire che la squadra «ha già attivato interlocuzioni con la magistratura di sorveglianza e con i singoli istituti penitenziari per favorire la definizione delle posizioni», e che questo lavoro di monitoraggio e verifica si concluderà entro il prossimo settembre. La linea del ministro appare però sufficientemente chiara: di fronte alla oggettiva gravità della situazione, non viene proposta alcuna misura eccezionale ma semplicemente la applicazione delle norme già esistenti, l'attuazione pratica di un diritto già previsto sulla carta ma che non viene rispettato a causa della farraginosità del sistema.
Di fatto, la «proposta Nordio» prende atto della realtà drammatica delle carceri, dove il tasso di suicidi ha raggiunto quest'anno livelli senza precedenti, senza andare verso le proposte piovute in queste settimane sul governo: come i provvedimenti di amnistia o indulto, o la rapida discussione in Parlamento della cosiddetta «legge Giachetti» che aumentando i giorni di liberazione anticipata per i detenuti di buona condotta porterebbe a una sensibile riduzione dell'affollamento: ma che secondo la maggioranza andrebbe contro ai principi di certezza della pena che fanno parte del programma elettorale del centrodestra.