
"Rottamare il sistema di asilo progettato per l'Europa del Dopoguerra e ricostruirlo. Se i liberali non ne faranno uno migliore, i populisti ne costruiranno uno peggiore". L'Economist rompe il silenzio buonista e riconosce all'Italia il merito di aver convinto l'Europa e l'Occidente a cambiare rotta, dopo anni in cui le regole per i rifugiati sono "aumentate in modo confuso" anche grazie a una giurisprudenza creativa più orientata all'accoglienza che all'integrazione. "L'Italia non è più il campo profughi d'Europa che ci aveva lasciato la sinistra, oggi è capofila nella gestione pragmatica e innovativa del fenomeno migratorio", ragiona il capogruppo Fdi alla Camera Galeazzo Bignami. "Chi ha sempre creduto nella forza delle idee, nella difesa della legalità e nella necessità di un sistema d'asilo serio e sostenibile, ha avuto ragione", sottolinea invece il senatore meloniano Marco Scurria.
"Non siamo più nel primo Dopoguerra, quando la convenzione Onu tutelava i rifugiati di Stalin e ne impediva il rimpatrio per evitar loro i gulag e le purghe. È allora che nasce il principio di non respingimento, esteso a tutti i migranti nel 1967", spiega la Bibbia del liberalismo nell'inchiesta di copertina. L'appello arriva proprio quando il Regno Unito si trova ad affrontare un'invasione sulle coste dell'Isola - probabilmente eterodiretta dalla Russia per spianare la strada a Reform Uk di Nigel Farage - la cui soluzione post Brexit è una stretta sul welfare degli stranieri, necessaria per non far saltare i conti. Un problema che i Labour stanno affrontando non senza lacerazioni (vedi il nuovo partito antisemita e filo islamico di Jeremy Corbyn) e che vede un'ipotesi percorribile nella soluzione "all'italiana" del premier Giorgia Meloni, tra accordi di cooperazione e richiedenti asilo inviati in Paesi terzi. "L'Albania che vuole la Meloni va bene, il Sud Sudan individuato da Donald Trump no", chiarisce il periodico economico. "Dopo l'Economist anche l'Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi si dice colpito dall'efficienza dell'hotspot di Lampedusa. Sono rimaste soltanto le opposizioni, sterili e senza proposte, ad attaccare la Meloni", sottolinea il vicecapogruppo Fdi alla Camera Augusta Montaruli.
Secondo l'autorevole testata britannica, oggi non è più possibile "far fronte a un mondo di conflitti in crescita, viaggi a basso costo e grandi disparità salariali", dove quasi un miliardo di persone dei Paesi più poveri "vorrebbero trasferirsi legalmente in Paesi ricco usando la back door dell'asilo, sapendo che la richiesta richiederà anni per essere giudicata e, nel frattempo, possono sciogliersi nell'ombra e trovare lavoro". Ma il diritto alla sicurezza dei 123 milioni di sfollati causa conflitti, disastri o persecuzioni andrebbe gestito "con un approccio più pragmatico e molto più economico, nel primo Paese sicuro dove si mette piede (la Turchia per la Siria, la Moldavia per l'Ucraina ecc, ndr)", anche perché "i rifugiati che percorrono distanze più brevi hanno più probabilità di tornare a casa un giorno". E così facendo "con le frontiere in ordine si creerebbe uno spazio politico per una discussione più tranquilla".
Un'analisi spietata che andrebbe fatta leggere a chi, a sinistra e nella magistratura, ancora prigioniera del tabù migratorio che continua a mescolare le doverose tutele per chi subisce discriminazioni per religione, razza, motivi politici o sessuali con gli sfollati climatici e con chi invece invoca la "protezione sussidiaria", in nome di un diritto "a un'esistenza privata, libera e dignitosa" stabilita dalla Cassazione.
"Bisogna separare il diritto di asilo dalla migrazione economica, con flussi ragionevoli e ordinati di manodopera e talenti che renderebbe più prosperi sia i Paesi ospitanti che gli stessi migranti", per evitare che "la crudele e costosa politica di deportazione di massa di Trump avveleni il dibattito sulla migrazione legale", spiega invece il settimanale.
"La distinzione netta tra rifugiati e migranti economici è il punto cardine di una strategia che sta convincendo anche i più scettici", conclude ancora Bignami. Secondo l'Economist "gli elettori hanno chiarito che vogliono scegliere chi far entrare. E questo non significa tutti".