Tutte le balle degli ecologisti

L'ondata di fango in Emilia Romagna ha riportato a galla la solita retorica green, zeppa di bugie. Gli ambientalisti oltranzisti accusano l'uomo del cambiamento climatico, ma il tema è assai più articolato

Tutte le balle degli ecologisti
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È tutta colpa dell'uomo. Anzi, solo colpa dell'uomo. La recente alluvione in Emilia Romagna non ha fatto altro che ravvivare le catilinarie degli ambientalisti ideologizzati. Oltre a provocare danni materiali, l'ondata di fango ha riportato a galla la solita e catastrofista retorica green, quella secondo cui il Pianeta sarebbe irrimediabilmente compromesso dalla componente antropica. Se piove troppo, è colpa nostra. Se piove poco, lo stesso. Fa molto caldo? Gli ecologisti militanti sanno ovviamente a chi attribuire la responsabilità. E quando invece si gela, fanno altrettanto. Stavolta la medesima dinamica si è ripetuta dopo le esondazioni lungo la costa romagnola: gli oltranzisti dell'ambientalismo si sono affrettati a sostenere che la calamità fosse una dimostrazione inequivocabile del cambiamento climatico in corso. Provocato - ça va sans dire - dall'uomo.

L'ostinata propalazione di certe teorie ci è sembrata persino offensiva di fronte al dramma degli emiliano-romagnoli, impegnati a spalare il fango mentre i soloni del green già sputavano sentenze e paventavano nuovi episodi climatici di analoga intensità. Ora: nessuno sta negando che l'uomo abbia una parte di responsabilità nella tutela dell'ambiente e che certe attività antropiche possano diventare più sostenibili. Ma il pensiero unico green sostiene altro, accusando l'uomo moderno di essere la causa primaria (se non addirittura l'unica) di cataclismi e alluvioni. Ciò è falso. Nel caso specifico, ai propugnatori di tali teorie andrebbe ricordato che la pianura padana è di origine alluvionale. Questo significa che la sua conformazione è storicamente dovuta al deposito di sedimenti trasportati dai fiumi, che nei secoli si sono aggiunti a seguito di periodiche inondazioni. Da un punto di vista geologico, dunque, certi fenomeni non dovrebbero destare eccessiva sorpresa.

Il paradosso dei fanatici ambientalisti è presto spiegato: difendono il primato della natura ma poi accusano l'uomo di provocare fenomeni che in natura sono sempre esistiti. E che purtoppo non sono prevedibili con largo anticipo. Piuttosto, compito dell'uomo è ridurre l'impatto di certe calamità, con scelte oculate e lungimiranti. Anche su questo punto, però, i fanatici green cadono in contraddizione, opponendosi alla costruzione di opere ingegneristiche fondamentali quali dighe e invasi. E certo: nel loro mondo ideale, infatti, la condizione desiderabile per tutelare l'ambiente e fermare i cambiamenti climatici sarebbe un drastico rallentamento delle attività umane. Ma anche qui, occorre smascherare l'ennesima convinzione erronea. La decrescita (e quindi la conseguente riduzione delle emissioni inquinanti) non risolverebbe comunque la questione. Secondo alcuni studi, per riportare la CO2 ai limiti di sicurezza nell'arco di dieci anni ci vorrebbe un lockdown ogni due anni. Follia.

L'altra balla green è quella delle previsioni apocalittiche paventate dagli ambientalisti duri e puri. "Un importante scienziato del clima avverte che il cambiamento climatico spazzerà via tutta l'umanità, a meno che non smettiamo di usare combustibili fossili nei prossimi cinque anni", aveva twittato Greta Thunberg nel 2018, salvo poi cancellare quel messaggio. Forse la giovane attivista avrebbe dovuto ascoltare anche qualche altro esperto in materia per comprendere appieno la questione. La componente antropica è infatti solo una piccola parte delle concause del cambiamento climatico. A essa vanno aggiunte circostanze ben più influenti di natura astronomica (come le variazioni dell'asse terrestre) e astrofisiche (l'attività solare che ha chiaramente impatto sul nostro Pianeta).

L'ulteriore sbaglio degli oltranzisti green è appunto quello di basarsi su previsioni la cui attendibilità non è scientificamente attestata. Proprio perché si basa su prioiezioni relative a un tema che - come spiegato - è regolato da molteplici fattori spesso indipendenti l'uno dall'altro. Invitare l'uomo ad adottare comportamenti più attenti all'ambiente è giustissimo e ognuno dovrebbe fare la propria parte, ma con i diktat e le ideologie non si va lontani. Serve piuttosto un sano pragmatismo.

Qualcuno, ad esempio, spieghi ai fan delle auto elettriche che l'alluvione avrebbe reso inutilizzabili quei mezzi, se non altro sul fronte dei rifornimenti di energia (in molte zone è mancata l'elettricità per ore). E addio ai soccorsi.

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