Cronaca giudiziaria

Anni di silenzi e denunce: il caso Soumahoro imbarazza toghe e sinistra

La vicenda esplosa negli ultimi giorni ha radici lontane: già nel 2018 il capogruppo regionale della Lega sollevò dubbi sulla gestione dei soldi pubblici da parte della coop Karibu

Anni di silenzi e denunce: il caso Soumahoro imbarazza toghe e sinistra

Una storia che viene da lontano quella della cooperativa Karibu e del fiume di denaro ottenuto dallo Stato per la gestione dei migranti. Ma ai dubbi e alle denunce presentate, fino a oggi, non era mai seguito nulla di concreto. Solo ora si sono accesi i riflettori sulla cooperativa gestita dalla suocera e (in precedenza) dalla moglie del deputato Aboubakar Soumahoro. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire.

Gli affidamenti e le prime polemiche

La Karibu ha vinto la prima gara per i progetti Sprar nel 2001. Fino al 2019 la cooperativa ha gestito l’accoglienza dei migranti grazie a una serie di proroghe. Solo dopo 18 anni, infatti, il servizio è stato nuovamente messo a gara e ad aggiudicarselo è stata un’altra cooperativa. Inoltre la Karibu, nel 2015, ha ottenuto anche la gestione dei Cas. Nel 2018 erano ben 51 su 129 i centri per l’accoglienza dei migranti gestiti da Karibu in provincia di Latina, accogliendo 2600 stranieri, dei quali 2200 richiedenti asilo.

Sulla coop sta indagando la procura della Repubblica di Latina, cercando di far luce su stipendi non pagati ai dipendenti, migranti costretti a tirare avanti con poco cibo, senza acqua e senza luce, ipotesi di fatture false, raggiri e flussi di denaro diretti all'estero e in parte rientrati in Italia. Ma i primi dubbi sul fiume di denaro elargito da governo e comuni alla cooperativa con sede a Sezze (Latina) arrivano già nel 2018. A maggio di quell’anno è il capogruppo regionale della Lega Angelo Tripodi a presentare una interrogazione per capire cosa stesse accadendo alcune realtà della provincia di Latina, come il comune di Roccagorga che in un anno gestiva 300 mila euro di risorse destinate allo Sprar (il sistema di protezione per richiedenti asilo) mentre il capoluogo Latina ne aveva 500 mila per tre anni. Dubbi sui quali Tripodi ha insistito molto, andando anche a incontrare l’allora prefetto Maria Rosa Trio. “La mia denuncia parte nel 2018 e finì sotto silenzio, nell’indifferenza di molti. Sono felice che ora magistratura e forze dell’ordine abbiano acceso i riflettori su questa storia e sono certo che andranno fino in fondo. E faccio anche un appello ai tanti che conoscono quel che è accaduto in questi anni: chi sa, parli”, afferma Angelo Tripodi, capogruppo della Lega in Regione Lazio.

Già nel 2018 Tripodi aveva descritto quello che considerava un sistema su cui grandi responsabilità avrebbe il Partito democratico: “La coop Karibù ha avuto un legame forte con il Pd e i Comuni amministrati dal centrosinistra: dagli affidamenti con fondi pubblici, spesso senza una gara, alle proroghe puntuali a ridosso delle scadenze, dagli immobili affittati dai dipendenti pubblici alla coop, fino all'assunzione di un amministratore democratico nella società della suocera di Soumahoro”.

Le denunce del sindacato Uiltucs

Parallelamente ai dubbi sollevati dalla politica, sulla gestione del sistema Sprar sono arrivati anche i riflettori del sindacato Uiltucs guidato dal segretario provinciale Gianfranco Cartisano, che invece si sono concentrati su aspetti lavorativi.

Proprio lui ha denunciato i mancati pagamenti dei lavoratori e in altre occasioni ha raccolto i malumori dei richiedenti asilo e dei braccianti impiegati dalla Aid, consorzio nell’orbita della famiglia Soumahoro.

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