Così la coop della famiglia di Soumahoro era legata a esponenti del Pd

A Roccagorga, piccolo centro in provincia di Latina, elargiti centinaia di migliaia di euro per l'accoglienza dei migranti. E si scopre che l'assessore ai Servizi sociali era dipendente della coop Karibù

Così la coop della famiglia di Soumahoro era legata a esponenti del Pd

Quella della cooperativa Karibù, gestita da Marie Therese Mukamitsindo, suocera del deputato Aboubakar Soumahoro, è una storia complessa fatta di proteste, denunce e gestione sui generis dell’accoglienza di immigrati e richiedenti asilo. Oggi si sono accesi i riflettori della procura di Latina che indaga Mukamitsindo per i reati di malversazione, truffa aggravata e false fatturazioni. Ma già da tempo c'erano dubbi e perplessità sulle modalità di gestione e sui rapporti con la politica in particolare in piccoli comuni della provincia di Latina.

La coop "regina" dell'accoglienza in provincia di Latina

La coop di Sezze Karibù ha vinto la prima gara per i progetti Sprar nel 2001. Fino al 2019 ha gestito l’accoglienza dei migranti grazie a una serie di proroghe (giustificate dalla continua emergenza) nel comune setino e poi in altre realtà della provincia pontina. Inoltre la Karibu, nel 2015, ha ottenuto anche la gestione dei Cas. Nel 2018 erano ben 51 su 129 i centri per l’accoglienza dei migranti gestiti da Karibu in provincia di Latina, accogliendo 2600 stranieri, dei quali 2200 richiedenti asilo. Una coop che aveva per le mani una montagna di soldi pubblici, qualcosa come cinque milioni e mezzo di euro in 18 anni.

Il caso Roccagorga

Sulle attività di questa cooperativa, gestita dalla suocera di Soumahoro e dalla moglie, Liliane Murekatete, si sono spesso addensate nubi fatte di proteste, lamentele e sospetti. Già nel 2018 balzarono alle cronache le denunce del capogruppo regionale della Lega, Angelo Tripodi, che dava eco alle domande sollevate dall’esponente del suo partito a Roccagorga, Andrea Orsini. La Lega aveva infatti “scoperto” che l’assessore ai Servizi sociali del comune di Roccagorga, esponente del Partito democratico, era anche dipendente della coop Karibù. Si tratta di Tommaso Ciarmatore che si è sempre difeso sostenendo che sì lavorava per Karibù, ma in un’altra sede. Come dire, non c’è alcun conflitto d’interesse. La cooperativa della famiglia di Soumahoro gestiva l’accoglienza dei migranti nel comune ed era “arrivata ad incassare anche 300 mila euro in un anno”, come spiega Tripodi. Il capogruppo regionale del Carroccio presentò all’epoca una interrogazione in Regione corredata di documenti, come “la determina del 13 settembre 2017 con cui, a di un progetto di accoglienza per 40 posti, l’ente riceve dal Ministero 535 mila euro all’anno per tre anni, con affidamento diretto del servizio alla Karibù”.

A Roccagorga, 5 mila anime sui Monti Lepini, Karibù ha gestito per quindici anni l’accoglienza dei migranti e quasi sempre alla guida del paese c’era una amministrazione di centrosinistra. La convenzione veniva rinnovata automaticamente alla scadenza di ogni triennio, fino ad arrivare all’ultimo rinnovo per il triennio 2016-2019. Solo nel 2014 Roccagorga ha ottenuto oltre 300mila euro di fondi per i rifugiati mentre tra il 2017 e il 2019, sono stati elargiti 535mila euro l'anno. I soldi per questo genere di servizio, ricordiamolo, sono erogati dallo Stato, non dai singoli comuni. Una gestione comunque oscura, come ricorda il capogruppo regionale della Lega Angelo Tripodi: “La coop Karibù ha da sempre un legame forte col Partito democratico e con i comuni che esso amministra in provincia di Latina.

Affidamenti spesso senza gara, proroghe generose, immobili affittati dai dipendenti pubblici alla cooperativa o come nel caso di Roccagirga l’assunzione di un amministratore del Pd nella società della suocera di Soumahoro”.

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