
Che sfortuna, che disdetta, la flotilla di Gaza deve fermarsi ancora e per farlo ha scelto le "bruttissime" calette greche. Dopo la lunga sosta in Spagna, poi nella patinata Sidi bou Said (Tunisia) e poi a Portopalo di Capo Passero (Sicilia), le barche si stanno dirigendo verso la Grecia per una sosta tecnica perché, dicono, una delle barche ha avuto un'avaria ed è ora a traino delle altre imbarcazioni. Non hanno specificato di quale barca si tratta e nemmeno a quale sia attualmente a rimorchio. Tuttavia, la maggior parte delle imbarcazioni della flotilla è (o dovrebbe essere) a vela, il che renderebbe molto strana l'idea di un'avaria. Ma tant'è, ora le imbarcazioni faranno l'ennesima fermata in attesa di arrivare a Gaza, a circa un mese da quella che è stata la partenza annunciata.
Ma non è tutto, perché la barca a bordo della quale viaggia Greta Thunberg, almeno stando ai tracciati, sta viaggiando con notevole ritardo rispetto alle altre. Il motivo l'ha rivelato Lorenzo D'Agostino, giornalista de Il Manifesto, che attualmente si trova a bordo di una delle barche della flotilla. Pare che proprio la nuova barca sulla quale viaggia l'ex "capitana", che non si capisce sia stata destituita o se sia stata lei a scegliere di lasciare il direttivo, proprio mentre navigava nelle acque siciliane avrebbe avuto un guasto che l'ha costretta a fermarsi al porto di Augusta. Tra carburante e riparazioni, questa missione sta avendo un costo decisamente più alto rispetto al normale, anche a fronte dei giorni di ritardo ormai accumulati. Non hanno spiegato per quanto tempo staranno in Grecia, dove ci sono anche le barche delle spedizione greca in attesa, e nemmeno quale sarà la zona in cui decideranno di fermarsi. Attualmente la rotta sembra essere quella per Creta ma non è escluso che "entrino" nel dedalo di isole per scegliere una location diversa, anche perché le barche greche sono ferme in una cala della "bruttissima" isola di Milos.
Ma mentre navigano di porto in porto, tenendosi ben lontani dalle coste del nord Africa (considerando che si trovavano già in Tunisia potevano tenere una rotta più rapida, invece di deviare verso la Sicilia) hanno avuto anche l'idea di una nuova protesta simbolica. Come dichiarato dallo stesso D'Agostino, le barche sono state rinominate con un secondo nome che richiama una città palestinese e quella sulla quale viaggia il giornalista de il Manifesto ha preso il nome di Tabariyya, ossia Tiberiade. Una scelta particolare quella della flotilla, perché Tiberiade, che il nome della città israeliana, è storicamente una città galilea. Venne fondata intorno al 20 d.C. da Erode Antipa, il tetrarca della Galilea per conto dell'Impero Romano che le diede il nome di Tiberiade in onore dell'imperatore romano Tiberio. Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d.C., Tiberiade divenne un centro cruciale per il mondo ebraico, tanto da essere considerata una delle quattro città sante del giudaismo.
Tiberiade non rientra nemmeno nelle principali rivendicazioni territoriali per un futuro Stato palestinese, sostenute dalle comunità internazionali, che si concentrano sui territori occupati da Israele a partire dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967, mentre Tiberiade si trova entro i confini dello Stato di Israele precedenti al 1967.
Prima del 1948 la città aveva una popolazione araba significativa, pur non essendolo, ma dopo la guerra arabo-israeliana del 1948 Tiberiade è passata sotto il controllo di Israele e la sua popolazione araba è stata in gran parte sfollata. Ed è a questo evento che fanno riferimento dalla flotilla per rivendicare l'appartenenza di Tiberiade alla Palestina. L'impressione è che credano davvero nella Palestina "dal fiume fino al mare".