Fallo una o due volte la settimana. Lo dice la scienza, non la tua ex

Un gruppo di ricercatori cinesi ha pubblicato uno studio molto lungo (e molto inutile) in cui si dice che fare sesso una o due volte a settimana riduce del 24% il rischio di depressione

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Dunque, pare che finalmente la scienza abbia scoperto l’acqua calda però con il bollitore acceso per undici anni: un gruppo di ricercatori cinesi (e già qui sento il brivido dell’affidabilità scientifica orientale, quella che ti consiglia la zuppa di tartaruga per la virilità, ma è un mio pregiudizio) ha pubblicato sul Journal of Affective Disorders uno studio molto serio e molto lungo e secondo me molto inutile in cui si dice che fare sesso una o due volte a settimana riduce del 24% il rischio di depressione. Il che significa che io sono clinicamente morto da almeno cinque anni.

Lo studio è stato condotto dal Primo Ospedale Affiliato dell’Università di Shenzhen e dalla Facoltà di Medicina dell’Università di Shantou che hanno avuto l’idea brillante di andare a ripescare i dati del National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), il grande progetto americano che dal 2005 al 2016 ha raccolto informazioni sanitarie e comportamentali da un campione di 14.741 adulti tra i 20 e i 59 anni. Persone che, evidentemente, avevano il tempo di compilare il Patient Health Questionnaire-9 per dichiarare quanto erano depressi e, allo stesso tempo, riferire la frequenza dei rapporti sessuali. Non chiedetemi perché nessuno mi abbia mai invitato a partecipare, forse perché sono si sono talmente abituati a sentirmi dire “no, grazie” che non mi invitano mai da nessuna parte, neppure ai questionari sessuali.

Per farvela breve, la frequenza delle copule è stata classificata in tre livelli e già qui non c’era bisogno di numeri per intuire la tragedia: quelli che lo fanno meno di una volta al mese (cioè la fascia in cui finisci quando inizi a dirti “sto bene anche da solo”), quelli che superano la soglia mensile ma non arrivavano alla settimanale (cioè quelli che dicono “ci stiamo risentendo, ma piano”) e infine i felicissimi che dichiarano di avere rapporti almeno una volta a settimana. Ecco, questi ultimi (secondo gli scienziati) hanno una probabilità significativamente più bassa di essere depressi. Ora, cosa intendano per depressione non lo so, supponiamo la depressione generica, quella risolvibile se le cose ti vanno bene.

Il numero “magico”, anzi scientifico, è 1-2 volte a settimana. Una regolarità sessuale pari a quella con cui io cambio le lenzuola sul divano dove dormo (avendo notoriamente rinunciato al letto). Fare sesso tra le 52 e le 103 volte all’anno riduce del 24% il rischio di depressione (le percentuali mi deprimono, ma vabbè). Oltre questa soglia, ovvero se lo fai più di due volte a settimana, i benefici psicologici non aumentano, si chiama “effetto saturazione” (un po’ come la felicità: arriva a un punto, poi inizia a puzzare).

Questi dati si sono mantenuti stabili anche dopo aver corretto tutte le “variabili confondenti” (termine statistico): età, genere, etnia, reddito, istruzione, stato civile, copertura assicurativa e salute fisica. Tradotto, non importa se sei giovane o vecchio, ricco o povero, assicurato o abbandonato dallo Stato: se riesci a fare sesso una volta a settimana sei comunque meno triste. Vabbè. Magari per la popolazione media è così, non riesco a identificarmi nella popolazione media, chissà se la media ci riesce, anche perché ogni storia è diversa dall’altra, ogni individuo e ogni rapporto idem.

Il bello è che i benefici non cambiano neppure tra uomini e donne né tra giovani e meno giovani e l’unica cosa che conta è farlo. Il come, con chi, se con entusiasmo o rassegnazione, se con una persona occasionale o meno o se per timbrare un cartellino coniugale non è rilevante per lo studio. Basta che succeda (e per i maschi, come nel titolo del bellissimo film di Woody Allen, basta che funzioni). Anche un rapporto goffo, silenzioso e meccanico sotto le coperte conta come antidepressivo.

Va da sé che si tratta di uno studio osservazionale, quindi non può dire se la mancanza di sesso causi la depressione o se sia la depressione a causare la mancanza di sesso, piuttosto mi lascia perplesso il numero fisso, il né di più né di meno, e anche la correlazione della frequenza sessuale tout court con la depressione tout court. Oltretutto non sono stati considerati l’orientamento sessuale, la qualità della relazione, la soddisfazione dell’atto, la realizzazione personale, insomma una marea di fattori individuali. Insomma, puoi anche farlo con una persona che ti fa venire voglia di cambiare pianeta: l’importante è spuntare la casellina del “l’ho fatto”.

L’utilità della ricerca, secondo gli autori, è che potrebbe servire agli operatori sanitari per includere anche il benessere sessuale nelle valutazioni della salute mentale. Ottimo. Quindi la prossima volta che vado dallo psichiatra non solo dovrò spiegargli perché mi sveglio alle 4 del mattino con l’angoscia cosmica, dovrò anche dirgli da quanto non faccio sesso, una combo vincente.

Nel frattempo chi è single e depresso e ha un

algoritmo di dating che gli propone solo profili con la bio “niente avventure, solo cose serie” può stare tranquillo: è parte della statistica, e come tale ha una dignità. Una dignità molto sola, ma comunque certificata.

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