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"Il fascismo del sangue". Il delirante sfogo della scrittrice progressista

Per contestare il pronunciamento della procura di Padova sulle coppie gay, l'autrice Chiara Valerio si sfoga su Repubblica: "Niente più fascista del sangue". Poi attacca il governo, che non c'entra

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Fermi tutti: la biologia è fascista. E la realtà del mondo (quella secondo cui i bambini nascono da un papà e una mamma) sarebbe solo una discutibile prassi. Non parliamo poi delle parentele e dei legami di sangue: fascistissimi. La richiesta della procura di Padova di annullare 33 atti di nascita di bambini nati in coppie omogenitoriali, e registrati dal 2017 a oggi, ha mandato in sbattimento i progressisti nostrani. Il richiamo al rispetto delle normative vigenti è stato infatti interpretato da questi ultimi come un attacco intollerabile, con conseguenti sfoghi d'indignazione non privi di surreali esercizi retorici. Su Repubblica, ad esempio, la scrittrice Chiara Valerio si è lanciata in una filippica contro il pronunciamento della procura dall'eloquente titolo: "Il fascismo del sangue".

"Non mi viene in mente niente di più fascista del sangue. Il sangue che stabilisce parentele, gerarchie, eredità, tradizioni. Il sangue che consente di mantenere i privilegi. Il privilegio che è l'opposto e il contrario del diritto. Il fascismo, ancora prima di una ideologia, di una memoria, dell'apologia di un reato, è una pratica. Una prassi quotidiana, anche amministrativa", ha esordito Chiara Valerio su Repubblica, rimproverando al tribunale di Padova di ritenere per l'appunto validi solo i legami di sangue. Come se questi ultimi fossero un dettaglio trascurabile. Dissentiamo poi dall'idea di fondo del ragionamento, quella secondo cui le parentele e le gerarchie sarebbero fasciste.

Questa argomentazione ci sembra infatti un modo per delegittimare - con il solito pretesto del fascismo - alcune elementi di natura dei quali, a nostro avviso, gli ordinamenti giuridici dovrebbero solamente prendere atto. Comunque la si pensi, poi, la procura di Padova non ha fatto altro che ricordare l'attuale normativa italiana, peraltro ribadita dai pronunciamenti della Cassazione. Eppure, secondo l'autrice, "per decreto del tribunale di Padova esiste solo il sangue, dunque, il genitore non biologico non ha diritti, non esiste". La disamina, poche righe più avanti, prosegue così: "Tutti però sappiamo, per esperienza diretta e per studi che vanno dalla genetica all’informatica alla profilazione criminale e soprattutto grazie alla letteratura, ai grandi racconti epici e tragici e picareschi, che la coincidenza tra l'individuo e il suo patrimonio biologico è falsa". Anche in questo caso, l'asserzione ci sembra contestabile.

Un conto è infatti affermare che la suddetta corrispondenza non sempre sia rappresentativa o distintiva in toto nella vita di un individuo, un altro è negarla. O, peggio, considerarla una mera convenzione di carattere soggettivo. Fior di scienziati, di genetisti e di biologi avrebbero di che obiettare. "È la prevalenza della biografia sulla biologia che garantisce l'autonomia e l'unicità della persona", ha argomentato ancora Chiara Valerio, mettendo assieme fattori che in realtà non sono antinomici. Semplicemente perché si trovano su piani differenti e non escludenti. La biologia, a nostro avviso, ci dice chi siamo e da dove veniamo; i legami di sangue sono un'impronta inalterabile della nostra identità e di quella di chi ci ha preceduto. E questo dalla notte dei tempi, perché il sangue - piaccia o meno - non è un'opinione. La biografia certo esiste e ha un suo peso, che non può tuttavia ignorare la biologia.

Nell'articolo della scrittrice non poteva mancare un attacco all'esecutivo in carica. "Perché il nostro governo democraticamente eletto si occupa di sangue, di biologia, riducendo amministrativamente un bambino a un dato, sottraendolo dunque alla relazione degli adulti che lo hanno finora cresciuto? Perché un governo democraticamente eletto non si occupa dello sviluppo del singolo individuo, ma tenta di annichilirne l’unicità riducendolo al sangue? La risposta è che è più semplice catalogare le persone in base ai dati che alle relazioni. Ci vuole meno tempo", ha tuonato Valerio, sbagliando però il bersaglio.

Per quanto scomodo, infatti, il pronunciamento arrivato da Padova non dipende dal governo e dal suo orientamento ma - ripetiamo - riguarda piuttosto il rispetto della legge.

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