
Continua a tenere banco il caso Almasri, Giorgia Meloni e il suo governo sotto attacco. C’è chi è pronto a dare battaglia contro l’archiviazione del primo ministro da parte del Tribunale dei ministri. “Presenteremo un esposto alla Procura di Roma” è l’annuncio dell’avvocato Angela Maria Bitonti, legale di una donna ivoriana vittima delle torture del generale libico: “Giorgia Meloni ha detto di aver condiviso le decisioni”. E per questo, a suo avviso, la sua posizione non dovrebbe essere archiviata.
“Aspettiamo anche le decisioni parlamentari sull’autorizzazione a procedere nei confronti dei due ministri e del sottosegretario. Se non dovesse arrivare il via libera, valuteremo quali azioni mettere in campo” ha aggiunto l’avvocato. E non è tutto. La legale della vittima di Almasri ha annunciato che farà una nuova istanza per visionare gli atti poiché “la precedente è stata rigettata in quanto la mia assistita è stata considerata una vittima indiretta": "Non condividiamo questa visione riteniamo sia una vittima diretta perché il rimpatrio di Almasri e la mancata consegna alla Corte penale internazionale non consente il processo. Significa aver impedito alle vittime di crimini cosi atroci di ottenere giustizia".
Ma non è finita qui. La Meloni è infatti tornata nel mirino di Lam Magok Biel Ruei, il migrante noto per aver denunciato il premier e mezzo governo per favoreggiamento nel caso Almasri, nonché per i suoi continui attacchi all’esecutivo. Ebbene, dopo la richiesta di archiviazione, Ruei ha reso noto tramite il suo legale che la battaglia non finisce qui: "Un'archiviazione non è un provvedimento definitivo, può sempre essere rimessa in discussione se intervengono elementi di novità, e le parole di ieri con cui Meloni ha rivendicato una scelta concordata con i ministri del suo governo giuridicamente sono una confessione" le parole dell’avvocato Francesco Romeo.
Il legale di Magok ha rimarcato che in questa vicenda “ci sono reati che sono perseguibili di ufficio quindi, alla luce di quanto detto dalla Meloni, ci aspettiamo che la Procura di Roma riapra le indagini nei confronti della presidente del Consiglio”: “Non sarà sufficiente evocare l'atto politico per salvarsi dall'azione penale, anche perché in questo senso c'è una sentenza della Corte Costituzionale".
Ricordiamo che Magok aveva denunciato il primo ministro affermando di aver subito dal generale libico varie torture.
A suo avviso avrebbe "vanificato la possibilità di ottenere giustizia sia per tutte le persone, come me, sopravvissute alle sue violenze, sia per coloro che ha ucciso sia per coloro che continueranno a subire torture e abusi per sua mano o sotto il suo comando".