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Migranti liberati, il tunisino ringrazia il giudice: "Farò valere le mie richieste"

"Sono molto felice, posso finalmente far valere le mie richieste", dice uno dei migranti per i quali il tribunale di Catania ha disposto il non trattenimento nel centro di Pozzallo

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"Ringrazio Dio e il giudice, posso finalmente far valere le mie richieste". Il migrante tunisino per il quale il tribunale di Catania ha disposto il non trattenimento nel centro di Modica-Pozzallo non nasconde la propria felicità. Il pronunciamento del magistrato Iolanda Apostolico gli ha infatti consentito - assieme ad altri tre connazionali nella medesima condizione - di ribellarsi alle procedure previste dal decreto del governo, che la sentenza emessa dal tribunale etneo ha ritenuto "illegittimo in più parti". Il giovane, dopo essere arrivato a Lampedusa il 20 settembre, era stato trasferito nella nuova struttura per l'esame rapido delle domande d'asilo, con una disposizione di trattenimento firmata dal questore. La successiva decisione del tribunale lo aveva però messo in libertà.

"Anche se adesso sono ancora in un hotspot a Pozzallo, sono molto felice perché ho in tasca l'attestato nominativo di richiedente asilo. Ero già venuto una volta in Italia due anni fa, sempre su un barcone, ma quella volta non ero riuscito ad attivare la richiesta di protezione internazionale", ha affermato il tunisino 31enne, M.H., secondo le parole riferite da chi lo assiste. "Ringrazio Dio e il giudice, posso finalmente far valere le mie richieste, perché ho un problema nel mio Paese", ha aggiunto il giovane in riferimento a una decisione diventata oggetto di polemica e di scontro politico.

Ringrazio Dio e il giudice, posso finalmente far valere le mie richieste, perché ho un problema nel mio Paese

Il Viminale ha infatti annunciato che impugnerà la decisione del tribunale etneo, che di fatto sconfessava la linea del governo. Tale decisione è stata condivisa anche dal vicepremier Matteo Salvini, il quale sui social è tornato a chiedere una riforme della giustizia in tempi rapidi.

Di tutt'altro avviso il legale di uno dei migranti per i quali il giudice di Catania non ha convalidato il provvedimento di trattenimento. "Non so a che pro il Viminale impugna. Non so cosa vorrà ottenere, forse per dare dimostrazione che il provvedimento del tribunale di Catania venendo, non so, dichiarato illegittimo, possa non trovare accoglimento e applicazione in un medesimo provvedimento più avanti", ha affermato all'AdnKronos l'avvocato Salvatore Vitale. "Fanno sorridere i commenti circa l'indirizzo politico del tribunale di Catania. Assolutamente no. È chiara tutela dei diritti ed applicazione della legge a prescindere quindi da ideologie di destra o di sinistra", ha aggounto il legale. L'avvocato - come riporta l'Ansa - ha inoltre precisato che il giudice di Catania non ha convalidato il provvedimento di trattenimento per tre migranti del centro di Pozzallo. Per un quarto, invece, il provvedimento non è stato esaminato perchè il richiedente asilo avrebbe rinunciato alla domanda.

Sentito ieri all'udienza di convalida,uno dei richiedenti asilo - arrivato a Lampedusa il 20 settembre e poi trasferito a Pozzallo - aveva spiegato di aver chiesto protezione internazionale "perché perseguitato per caratteristiche fisiche che i cercatori d'oro del suo Paese, secondo credenze locali, ritengono favorevoli nello svolgimento della loro attività (particolari linee della mano, ecc.) e di essere privo di documenti perché, nella fuga, non aveva potuto prelevarli dall'abitazione". In un altro caso il motivo dell'allontanamento dal Paese di origine era legato a dissidi con i familiari della sua ragazza, i quali - ha sostenuto il richiedente asilo - volevano ucciderlo ritenendolo responsabile della sua morte, avvenuta per annegamento durante un precedente tentativo di raggiungere le coste italiane.

Un terzo richiedente asilo, invece, ha motivato la sua partenza verso l'Italia per problemi sua moglie in ospedale. "Più volte è rimasta incinta, per tre volte ha partorito ma per mancanza di adeguate cure ospedaliere i neonati non sono sopravvissuti. Mia moglie è rimasta in Tunisia con uno dei miei figli. Nel mio Paese le cure sono a pagamento e per questo ho deciso di partire", ha testimoniato al giudice. Il quarto richiedente asilo ha invece motivato la propria partenza dalla Tunisia per "questioni essenzialmente economiche e per minacce che aveva ricevuto da alcuni suoi creditori". In tutti i casi il giudice della sezione immigrazione di Catania non ha convalidato i provvedimento di trattenimento emessi dal questore di Ragusa.

"Deve escludersi che la mera provenienza del richiedente asilo da Paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto di fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale", aveva scritto il giudice nel proprio pronunciamento, ritenendo che non sussistano dunque i presupposti per il trattenimento dei richiedenti asilo.

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