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I medici si ribellano alle trasferte. A Niguarda rischio caos olimpico

A 60 giorni dall’inizio delle competizioni, gli ortopedici minacciano le dimissioni: si rifiutano di prestare servizio all’ospedale di Sondalo anche se è presidio dei Giochi

I medici si ribellano alle trasferte. A Niguarda rischio caos olimpico
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C’è chi li chiama medici con la valigia e chili considera ribelli. Di fatto quello che sta succedendo all’ospedale Olimpico di Niguarda, a 60 giorni dall’inizio dei Giochi, è una lotta sindacale per l’organizzazione dell’assistenza sanitaria e di emergenza per le Olimpiadi in Lombardia.

Al Grande ospedale metropolitano, infatti, in particolare nell’equipe di ortopedia, pare che medici e infermieri abbiano minacciato le dimissioni, ma c’è il rischio che tutto ciò accada anche a livello dirigenziale. I primari, in sostanza, si trovano stretti tra due fuochi: da un parte il personale sanitario che si oppone alle trasferte, dall’altra la direzione che vorrebbe fossero loro, i primari, a impartire gli ordini di trasferimento. Il tutto rischierebbe di alimentare forti divisioni all’interno dei gruppi di lavoro Facciamo un passo indietro. Le regole del dicembre 2023 che organizzano il sistema sanitario regionale per il 2024 prevedono che il Niguarda diventi «Ospedale Olimpico», quindi la struttura pubblica di riferimento, per gli aspetti organizzativi, di supporto ed esecutivi.

Niguarda e il Presidio Eugenio Morelli di Sondalo, cosiddetti «Ospedali olimpici», sono deputati all’erogazione di servizi sanitari altamente specializzati e costituiranno il Centro di riferimento regionale e nazionale per le alte specialità e per l’emergenza-urgenza, anche con le indispensabili collaborazioni con Areu. Nel pacchetto da 50 milioni di euro sono previsti anche fondi per l'Asst Valtellina e Alto Lario, e per Areu. La nascita di ambulatori chiamati «policlinici» ha lo scopo di non sovraccaricare la sanità quotidiana dei lombardi con le esigenze mediche che riguarderanno gli atleti. In sostanza, Niguarda ha in gestione il presidio di Livigno, che gestirà per 30 anni.

A Livigno, invece, è stato allestito un punto di primo intervento olimpico, una sorta di ambulatorio dove i pazienti non gravi troveranno professionisti specializzati.

Ecco quindi che chi è stato assunto nel 2024 per i Giochi invernali dovrà prestare servizio al 50% a Sondalo, chi invece lavora a Niguarda da anni sarà tenuto a prestare servizio in Valtellina per 8 giorni l’anno. Ai medici in trasferta è fornito il servizio di navetta, il vitto e l’alloggio in foresteria, 50 euro all’ora extra per tutte quelle ore che eccedono il turno di sette ore al giorno per un totale di 350 euro il primo giorno di trasferta.

Trai benefit lo skipass e l’ingresso alle terme. Gli infermieri sono tenuti a frequentare un corso di 5 giorni retribuito 100 euro al giorno - fanno sapere dall’ospedale - e 850 euro al giorno fuori sede. Nonostante ciò gli ortopedici di Niguarda si stanno opponendo: si rifiutano di andare a lavorare in Valtellina, a differenza di radiologi, medici dell’emergenza urgenza, cardiologi, farmacisti. Il motivo che viene addotto è «per la famiglia» e per la distanza dal luogo di lavoro, anche se quando si tratta di andare ai convegni per i crediti di aggiornamento, viene fatto notare che la distanza o l’assenza da casa non rappresenti alcun problema.

In realtà sembra che il tema sia la trasferta faticosa e sopratutto il clima rigido della Valtellina che d’inverno arriva a scendere anche a 20 gradi sotto zero. Il clima è teso e la trattativa sindacale molto accesa con i sindacati che non sono sulle stesse posizioni, l’ultimo incontro risale a una decina di giorni fa. Per Bruno Zecca, delegato Fp Cgil Lombardia si tratta di una richiesta inaccettabile: «I medici non sono pedine da spostare sul territorio a piacimento, dal momento che il contratto nazionale prevede che si sia assegnati a un’unica sede di lavoro per cui è stata fatto e vinto il concorso. Non solo, ci sono delle regole contrattuali per cui questa norma sull’Ospedale olimpico non può essere retroattiva e quindi applicabile a chi è stato assunto tempo fa».

Questo nonostante l’Asst di Niguarda abbia in gestione l’ospedale di Livigno.

Mauro Dambrosio, delegato Milano Nursing up,

il sindacato degli infermieri sostiene che «il trasferimento seppur per un numero limitato di giorni non sia previsto dal contratto che pone un limite di distanza di 50 chilometri rispetto alla sede di lavoro principale».

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