Quindi, oggi...

I migranti ci costano 1 miliardo, lo zar anti-ratti e Giletti: quindi, oggi...

Quindi, oggi....: la chiusura di Non è l'Arena, il conto per l'accoglienza dei migranti e Disneyland politicamente corretta

Foto di repertorio
Foto di repertorio

- Sulle nomine del governo attendevo con ansia i commenti di stamattina. Dopo che per giorni hanno accusato la Meloni di essere una “pigliatutto”, se non ricordo male parlavano di “destra famelica”, ora che ha concesso agli alleati alcune caselle le rimproverano di “cedere alla spartizione”. Boh, che deve fa? Ditecelo voi.

- Vi giuro che oggi Marcello Sorgi riesce a mettere sotto una luce negativa anche la scelta della Meloni di “cambiare metodo” nelle nomine statali: non solo manager scelti per comunanza di visione, cioè amici di amici, ma anche amministratori che banalmente si sono mostrati capaci. A casa mia questo sarebbe il modo corretto di agire di un governante, tutt’altro che “lottizzante”, semmai il contrario. Ma a Sorgi non va bene.

- Il governo mette tre miliardi di euro per tagliare il cuneo fiscale ai dipendenti, e i sindacati che fanno? Protestano. Protestano perché ne vorrebbero 4,5 di miliardi. Però poi se i conti andranno in rosso, visto che i soldi non crescono sugli alberi del giardino di Landini, Cgil Cisl e Uil si lamenteranno accusando il governo di mandare allo sfascio le casse dello Stato. Fate la pace col cervello però, eh.

- Vorrei dire ai colleghi di destra e sinistra che un governo viene eletto per restare in carica cinque anni. Il che significa che ha un lustro per attuare le promesse elettorali. Se l’esecutivo rinvia le riforme dell’Irpef e quella della Flat Tax in attesa di momenti migliori dal punto di vista delle casse pubbliche, andrebbe elogiato e non sbertucciato per le “promesse al vento”. Ma vallo a spiegare a quelli che fanno “giornalismo oggettivo e senza tifoserie”. Ciaone.

- La Stampa riporta questo racconto sulle condizioni carcerarie cui sono stati sottoposti gli accusati del Qatargate, tra cui Eva Kaili. "'Più che una cella, era un loculo'. Così uno dei protagonisti del Qatargate ha cominciato il racconto al suo avvocato delle prime 48 ore dopo il fermo, ai primi di dicembre, trascorse in una camera di sicurezza della polizia belga. Nessuna finestra. Luce accesa per due giorni. Come letto un parallelepipedo di cemento attaccato al muro. Nessun lavandino. Water a vista, tiro dello sciacquone affidato al buon cuore del secondino. Carta igienica razionata anche durante il ciclo mestruale. Niente cuscino. Niente riscaldamento. Niente libri e giornali. Scarpe e cappotto requisiti. Vietato chiedere una coperta aggiuntiva. Vitto: pane e acqua tre volte al giorno. Primo interrogatorio senza conoscere le accuse e le prove alla base dell’arresto”. Ecco: vi pare normale?

- Fermi tutti, New York ha trovato quello che cercava da mesi: lo zar anti ratti. Nella Grande Mela ci sono tanti topi quanti abitanti, cioè un esercito. Per combatterli il sindaco Eric Adams ha pensato di creare una task force e ci ha messo a capo questa Kathleen Corradi, selezionata tra i tanti candidati “assetati di sangue” topesco. Incasserà 150mila dollari all’anno per sterminare ratti in giro per la città. Cosa vuoi di più dalla vita?

- Facciamo un piccolo riassunto: al “centro” dello schieramento politico italiano troviamo Italia Viva, Azione, +Europa, NoiModerati, Brugnaro, Toti, Caio, Tizio e Sempronio. Il tutto per un pugno di voti. Hanno provato a coalizzarsi in due e subito si sono scannati. Mi spiegate esattamente che problemi avete?

- Ah, Giorgia Meloni ha mantenuto la promessa: l’Italia ha la prima Ad di una società pubblica. Si tratta di Giuseppina Di Foggia, a capo di Terna. E anche oggi la sinistra il tetto di cristallo lo frantuma domani: ci pensa sempre il centrodestra.

- Nel pieno della foga manettara da cui nessuno in Italia e in Europa è davvero esente, questa nostra rubrica ha tenuto la barra dritta: Eva Kaili doveva uscire dal carcere perché innocente fino a prova contraria. Non mi stupirebbe se tra qualche anno, quando tutto sarà finito e la carriera politica della bella Eva devastata, scoprissimo che non c’entrava nulla con quelle tangenti. Che “i soldi trovati a casa sua” non avevano “nessuna impronta digitale” dell’ex vicepresidente dell’Europarlamento. Ma sarà il tempo a dirci se abbiamo ragione oppure no.

- Vi riassumo la crisi del Terzo Polo. Se la guardiamo da un punto di vista pragmatico, le cose stanno così: Renzi vuole mettere nel nuovo partito il 50% dei fondi del 2x1000, Calenda chiede il 70%. Renzi vuole continuare a tenere la Leopolda, Calenda vuole chiuderla. Renzi vuole sciogliere IV solo dopo il congresso, Calenda intende liquidare i due partitini subito. Tradotto: questioni di soldi, di bassa politica, nulla di ideale. Come siamo caduti in basso.

- La sintesi politica invece è questa: i due leader si odiano. Quanto elencato prima sono dettagli secondari che in altre situazioni sarebbero state risolte da funzionari di secondo livello. Ma Renzi e Calenda non sono fatti per stare insieme. Cercavano un motivo per mandarsi affanculo e l’hanno trovato. Fine.

- Non so cosa ci sia dietro la chiusura del programma di Giletti, Non è l’Arena. Quel che è certo è che se avessero chiuso dall’oggi al domani un programma di un giornalista de sinistra, tipo l’inutile “Il cavallo e la torre” di Marco Damilano saremmo già qui a parlare di editto bulgaro e scemenze simili.

- Interessante analisi di Marcello Pera sugli Stati Uniti e l’Italia. Dice: a Giorgia Meloni converrebbe che a vincere le prossime elezioni non fosse Donald Trump ma un altro. I democratici? Biden? Kamala Harris? Poco importa: conta non prevalga l’isolazionismo Usa del tycoon che si tradurrebbe in un’Europa senza più l’appoggio degli Stati Uniti. In pratica il desiderio di Macron. Non so se l’analisi di Pera sia giusta, di certo è intelligente. E merita una riflessione: a Meloni conviene fare l’atlantista convinta oppure sposare la “terza via” di Macron?

- Una mezza risposta la dà Marine le Pen, che si dice contraria a fornire le armi a Kiev, non vede di buon grado la Nato e sogna una Francia non “sottomessa” all’”agenda diplomatica degli Stati Uniti”. Per questo Marine preferisce Salvini a Meloni: perché ha capito che Giorgia non la seguirà in questo disegno.

- Così solo per dirvi che nel 2023 il costo degli sbarchi dei migranti sulle coste italiane, oltre all’accoglienza varia, costerà alle casse dello Stato, cioè a noi, qualcosa come 853,6 milioni di euro. Lo si legge nella relazione tecnica dell'emendamento del governo al decreto migranti depositato oggi in commissione Affari costituzionali del Senato. Come tutti i preventivi, mi ci gioco un braccio, la spesa prevista è destinata ad aumentare. In sostanza essere il porto di sbarco dell'Africa ci costa un miliardo di euro. Non dico l'Europa debba pagare il conto, però signori miei: possiamo trovare una soluzione condivisa?

- Ammonta a oltre 853,6 milioni di euro la spesa complessiva prevista per il 2023 per assicurare l'accoglienza dei richiedenti asilo, dei profughi provenienti dall'Ucraina nei centri governativi e negli hotspot e dei richiedenti asilo non più inseriti nei progetti della rete Sai. È quanto si legge nella relazione tecnica dell'emendamento del governo al decreto migranti depositato oggi in commissione Affari costituzionali del Senato.

- Sono cresciuto a pane e “zippediduda, zippedie”. Ho visto e rivisto “I racconti dello Zio Tom” eppure non sono diventato un lurido razzista che schiavizza i neri nelle piantagioni. Eppure la Disney in questo suo delirio perbenista ha deciso, dopo 34 anni, di chiudere la “Spalsh Mountain” di Disneyland visto che era ispirata al film del 1946. I racconti dello Zio Tom non sono nemmeno disponibili su Disney+, accusato ingiustamente di idealizzare la vita nelle piantagioni e di non spiegare bene il rapporto tra schiavi e padrone. Sembra Orwell: anziché ragionare sul passato, e se necessario discuterne, si preferisce cancellare d'imperio. Ma così la società non evolve: diventa più povera.

- La notizia di Giletti silurato da La7, che oggettivamente appare grossina, il Corriere di Cairo la rifila in un colonnino introvabile della sua home page.

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