Intifada a spese nostre: quando costano le occupazioni dei proPal

A pagare il conto delle occupazioni studentesche antisioniste saranno le stesse università. Da Torino a Padova, gli atenei fanno le prime stime delle spese da coprire

Intifada a spese nostre: quando costano le occupazioni dei proPal
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Intifada a spese nostre. Gli studenti pro-Palestina proseguono le loro mobilitazioni negli atenei, occupando cortili e aule come fossero di loro proprietà. Bivaccano giorno e notte, trasformano gli spazi della cultura in aree di campeggio, tappezzano le pareti di saloni e chiostri con manifesti e scritte. A pagare il conto di quei sit-in a tempo indeterminato sono alle fine le stesse università, prese in ostaggio da una marmaglia che spesso ha pure poco a che fare con l'ambito strettamente studentesco e attinge invece forze dal mondo dei centri sociali.

A ormai decine di giorni dall'avvio delle proteste in tutta Italia, alcuni atenei stanno iniziando a fare la conta dei danni e delle spese attribuibili ai disordini anti-sionisti. Ebbene, secondo le prime stime gli esborsi da fronteggiare ammonterebbero già a migliaia di euro. Come nel caso del Politecnico di Torino, dove dovranno essere stanziati fondi per riparare le porte e gli infissi divelti dai manifestanti. In altri casi, i costi da sostenere riguardano invece le pareti imbrattate con scritte, manifesti e adesivi: l'esborso a partire, quantificabile in alcune centinaia di euro, però potrebbe salire nel caso le operazioni di pulizia dovessero riguardare strutture che hanno un valore storico e che richiedono dunque maggiori attenzioni.

Uno degli esempi più emblematici al riguardo è però quello dell’università di Padova, dove il braccio di ferro tra autorità accademiche e manifestanti si è fatto particolarmente combattuto. Il 14 maggio scorso il Senato accademico aveva deliberato una mozione a sostegno dei civili a Gaza, ma aveva confermato il no al boicottaggio di Israele. Gli antisionisti non l'hanno presa bene e hanno rilanciato la loro protesta: in circa duecento, hanno proseguito l'occupazione di due cortili e di alcune aule di Palazzo Bo, risalente al 1400, storica sede di Giurisprudenza e dove c’è anche il rettorato.

Secondo quanto riporta il Foglio, gli occupanti avevano anche imbrattato i servizi igienici messi a loro disposizione e avevano attaccato scotch e adesivi su colonne, muri e grondaie storiche del palazzo. Alcuni di essi avrebbero utilizzato per il pernottamento l'aula studio, appena ristrutturata e affrescata, che ha al suo interno i tavoli e le sedie disegnate da Gio Ponti. L'occupazione ha inoltre richiesto un servizio di guardiania extra e delle pulizie straordinarie. Tutto a carico dell'ateneo, ovviamente, perché i sit-in non prevedono un rimborso conseguente al "disturbo" arrecato. A ciò si aggiungono disguidi e perdite economiche dovute allo spostamento di eventi remunerativi che erano stati programmati in sede.

I vertici dell'ateneo hanno per il momento stimato in circa 106mila euro la conta complessiva dei danni,

riferisce il Foglio. Ma la cifra potrebbe salire ulteriormente a seguito di eventuali danneggiamenti al patrimonio storico e artistico dell’università, su cui si stanno ancora facendo delle stime e degli accertamenti.

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