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L'ipocrisia culturale della sinistra: cancella in Natale, celebra il Ramadan

Ricordare le nostre radici cristiane, celebrare il Natale ed esporre il crocifisso nei luoghi pubblici viene ormai considerato dalla sinistra un attacco alla laicità dello Stato ma, elogiare il Ramadan, è consentito.

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Ricordare le nostre radici cristiane, celebrare il Natale ed esporre il crocifisso nei luoghi pubblici viene ormai considerato dalla sinistra un attacco alla laicità dello Stato ma, elogiare il Ramadan, è consentito. In concomitanza con l'inizio della commemorazione islamica pochi giorni fa, sui profili social del Partito democratico è un profluvio di «buon Ramadan» e «Ramadan Kareem» (letteralmente «che il Ramadan sia generoso»). Se il Pd di Milano ha pubblicato una grafica raffigurante tante moschee sulla cui sommità svetta la mezzaluna islamica, il Partito democratico di Monza si è spinto oltre. In un comunicato stampa pubblicato sul proprio sito, oltre a fare «i migliori auguri dei democratici monzesi alle Comunità Islamiche di Monza di

un Ramadan pieno di passione religiosa», i dem lombardi scrivono «sappiamo che anche la Comunità musulmana, come noi tutti, è profondamente toccata per la guerra che sconvolge la vita dei popoli che abitano la Palestina storica. Speriamo che l'impegno di tanti per eliminare le cause di questa guerra riesca a prevalere».

Si tratta di un passaggio significativo perché aiuta a comprendere la mentalità che anima la sinistra italiana (e occidentale). La solerzia con cui si spendono per ricordare e celebrare le tradizioni musulmane è pari solo all'attenzione dedicata a cercare di cancellare le nostre tradizioni. È la perfetta rappresentazione di ciò che il pensatore conservatore inglese Roger Scruton definisce «oikophobia», odio per la propria casa e perciò per l'identità occidentale. Si tratta di un fenomeno non più

solo culturale e politico ma anche antropologico in una parte della popolazione occidentale che tende a vedere in modo negativo i valori occidentali e a volerli perciò cancellare esaltando al contrario tutto ciò che arriva da altre culture.

A forza di essere inclusivi con gli altri abbiamo finito per odiare noi stessi.

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