La stanza di Feltri

L'odio dei social e Selvaggia Lucarelli

Occorre analizzare i fatti con obiettività e razionalità

L'odio dei social e Selvaggia Lucarelli

Gentile Direttore Feltri,
ho visto che il vostro giornale ha attaccato in maniera dura Selvaggia Lucarelli per la storia della ristoratrice. Vorrei conoscere la sua opinione, perché lei dimostra sempre un grande equilibro e una grande obiettività. Le dico la mia. A me questa Lucarelli non piace per niente, ma penso che sia ingiusto ritenerla colpevole del suicidio della signora, eppure mi pare che alcuni giornalisti e alcuni giornali vogliano corroborare questa tesi e questa prospettiva, proponendo Lucarelli e il compagno come rei della tragica morte di Giovanna Pedretti. È sua o non è sua la colpa della fine della donna?
Attendo di conoscere il suo punto di vista.
Francesca Fragomeni

Cara Francesca,
le antipatie personali possono offuscare le nostre capacità cognitive e per questo vanno messe da parte. Occorre analizzare i fatti con obiettività e razionalità. Ed è quello che io cerco di fare sempre. In questo caso, è stata effettivamente aperta un'indagine dalla procura competente per istigazione al suicidio, questa è l'ipotesi di reato. Puntualizzo che tale ipotesi è a carico di ignoti, anche se, leggendo certi commenti e ascoltando alcuni opinionisti e giornalisti, sembra quasi che ad essere indagata per questo crimine sia Selvaggia Lucarelli o il suo compagno o che lo siano entrambi. Questa è una falsa informazione. Davanti ad un suicidio accade sovente che le procure indaghino allo scopo di accertare che la decisione di togliersi la vita non sia stata determinata dall'intervento di individui che abbiano appunto indotto il suicida a compiere il gesto estremo, magari generando in lui uno stato di profonda afflizione, di irrimediabile malessere, tanto grave da condurlo a considerare la morte una specie di liberazione. Questo approfondimento giudiziario è necessario e doveroso e da questo non discende assolutamente una incriminazione a carico di Lucarelli e partner. Quale sarebbe, stando alle cronache e alla opinione pubblica che cerca sempre un carnefice contro il quale scagliarsi, la colpa del duo? Essi hanno pubblicamente denunciato il fatto che la ristoratrice avrebbe diffuso una falsa recensione omofoba riguardante il suo locale e attaccato l'autore anonimo di questa al presunto scopo di ottenere visibilità e apprezzamenti. In effetti, i dubbi sollevati sono consistenti e quindi non sembrano costituire diffamazione ai danni della ristoratrice. Nessuno, infatti, ha smentito la ricostruzione di Lucarelli. Nessuno ha affermato che ella si è inventata tutto, prendendo di mira una povera lavoratrice. Quello che viene contestato a Selvaggia è che ella è solita gettare nel tritacarne e dare in pasto alla gogna dei social network oggi questo e domani quel personaggio o individuo qualunque, il tutto senza farsi tanti scrupoli e mostrando addirittura una cattiveria che dà i brividi. Bene. È vero. Questo accade. Cioè Lucarelli, effettivamente, usa indirizzare e concentrare le sue energie in questo genere di attività per me poco virtuose e dimostra una sorta di spirito persecutorio. Ma da qui a ritenerla rea di istigazione al suicidio ce ne passa. Ogni dì qualcuno finisce nel mirino degli odiatori dei social network o della stampa, pensiamo a cosa sta subendo Chiara Ferragni in questo periodo. L'odio è distruttivo, sfinisce, esaurisce, piega l'animo, annienta. È dura leggere critiche, commenti carichi di malignità, auguri di morte e di malattia, parole piene di indignazione nei nostri riguardi. Ma se qualcuno non regge tutto questo e si ammazza, la colpa non può essere attribuita a chi ha portato a galla un eventuale atto sconveniente, ingiusto, poco pulito, criticabile che la persona che si è suicidata ha compiuto. Se ammettessimo questa tesi, ossia se ritenessimo colpevole Lucarelli, la sua colpevolezza risiederebbe nell'avere svelato una sorta di inganno, ma questa non può essere considerata una colpa, non si tratta di un delitto, di un reato, di un crimine.

Plausibile, tuttavia, è che la signora Pedretti si sia uccisa perché è entrata in uno stato di vergogna e di disperazione in seguito ad una sorta di sputtanamento pubblico che ha a sua volta determinato gli attacchi spietatissimi e scomposti dei cosiddetti leoni da tastiera che popolano i social network e che si propongono sempre come persone pulite, integerrime, che si indignano e scandalizzano per ogni cosa, che possono quindi insegnare la vita e la morale a chiunque. A leggerli taluni commenti quasi ti sembra che il mondo sia proprio un luogo sicuro e bello, gremito di gente buona, perbene, eppure chissà perché esso fa così schifo. Forse perché è facile fingersi brave persone al di là di uno schermo e giudicare gli altri senza mostrare nulla di sé. Coloro che hanno condannato con violenza Pedretti sui social non sono migliori di lei. E sono costoro ad essere indagati per istigazione al suicidio. Tale massa incognita che pure ha nomi e cognomi. L'indagine è per l'appunto contro ignoti. Ma nessuno verrà processato. Né Lucarelli né altri. Questa ristoratrice, questa donna, avrà pure compiuto un errore, questo ancora non si è capito, non lo so, ma ciò che so con certezza è che, qualsiasi errore ella abbia compiuto, non meritava comunque il linciaggio da parte dell'opinione pubblica, quella stessa opinione pubblica che ora sta linciando Selvaggia Lucarelli per avere linciato Giovanna Pedretti. Quella stessa opinione pubblica che è una sorta di mostro famelico, assetato costantemente di sangue.

Come si resiste contro tutto questo? Io conosco un unico antichissimo rimedio che applico da sempre: non mi frega un fico secco di quello che si dice di me.

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