Da Mattarella alla Murgia: tutti gli insulti nella chat del "commando" femminista

Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene sono indagate per stalking e diffamazione. Nelle conversazioni riferimenti anche a Cecilia Sala nei giorni in cui era in cella in Iran

Da Mattarella alla Murgia: tutti gli insulti nella chat del "commando" femminista
00:00 00:00

Sergio Mattarella, Michela Murgia, ma anche Liliana Segre e Cecilia Sala. Questi alcuni dei bersagli di insulti e commenti che emergerebbero dalle chat private acquisite nell’ambito di un’indagine per stalking che coinvolge tre attiviste femministe: Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene. Le prime due

Come riportato da Repubblica, l’indagine coordinata dal pm Alessio Rinaldi si è chiusa il 9 ottobre con la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che di norma precede la richiesta di rinvio a giudizio. Le tre indagate, note per la loro attività sui social, sono accusate di aver organizzato campagne “denigratorie e offensive” nei confronti del giornalista A.S. e di Serena Mazzini, esperta di comunicazione digitale. Secondo l’accusa, avrebbero utilizzato il cosiddetto metodo “call out”, cioè una forma di esposizione pubblica volta a danneggiare la reputazione delle persone prese di mira. In una delle chat, una delle protagoniste avrebbe scritto che l’obiettivo è ottenere “una morte sociale, pubblica e lavorativa”.

Tra i messaggi depositati agli atti figurerebbero anche numerosi commenti non direttamente collegati ai fatti oggetto del procedimento. Alcuni di questi riguarderebbero personalità istituzionali e del mondo culturale. Nel gruppo Whatsapp denominato “Fascistella” — di cui, secondo quanto emerge, facevano parte Vagnoli, Fonte, l’attivista Flavia Carlini (vicepresidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti fondamentali della persona), Karem Rohana e il divulgatore Giuseppe Flavio Pagano — durante il discorso di fine anno del Capo dello Stato, Carlini scriverebbe: “Ma lo state sentendo a quel vecchio di merda di Mattarella?”, riporta Repubblica. A quel messaggio Vagnoli risponde: “Ovvio”, mentre Rohana aggiunge: “Spero non arrivi al 2025”. Lo stesso Rohana, in un’altra conversazione, definirebbe Liliana Segre “una vecchia nazi”. In un altro passaggio, Vagnoli: “Io sogno un duomo di Milano anche in faccia a Salvini”, in riferimento all’episodio del 2009 in cui Silvio Berlusconi fu colpito da una miniatura del monumento.

Altri messaggi riguarderebbero Michela Murgia, scomparsa nell’agosto 2023. Vagnoli: “Michela era in gran parte una persona di merda eh. E lo dico con cognizione di causa e non poco dolore. Né era anche abbastanza trasparente”. E ancora: “Eviterei di ritenere Murgia una che si batteva per la sanità pubblica visto che ha evaso il fisco per anni rivendicandolo”. Il 19 dicembre 2024, dopo l’arresto della giornalista Cecilia Sala in Iran, Valeria Fonte: “Questo la renderà la martire perfetta”. Carlini: “Ci scriverà un bel libro e si farà tanti soldi”. Vagnoli, in quel caso, prenderebbe le distanze: “Forse sbruffoncellare per una donna (...) in una prigione iraniana non è proprio il massimo. Mi sembra di leggere quelli che dicono alle donne che se la sono cercata e sinceramente mi disgusta un po’”. Subito dopo: “Ovvio, è una repubblica fondata sugli amici dei potenti, la nostra Sala di questi potenti ne ha parecchi vicino”.

Nei messaggi figurerebbero anche frasi offensive nei confronti di altre figure pubbliche, tra cui Chiara Valerio, definita “una fascista omotransfobica pro Israele”, oltre ad allusioni sessuali rivolte a Roberto Saviano e Paolo Mieli. Diversi anche i commenti critici su Selvaggia Lucarelli, che ha riportato l’esistenza delle chat in un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano. Dall’inchiesta emergono inoltre messaggi che riguardano direttamente le persone denunciate. Il giornalista A.S., una delle presunte vittime, viene definito “un abuser” e “un pazzo fottuto manipolatore”. In un passaggio, Vagnoli lo paragonerenne a “Filippo Turetta”, autore dell’omicidio di Giulia Cecchettin, aggiungendo: “Potrei sentire Elena Cecchettin”.

Tra i documenti agli atti sarebbe stato trovato anche un file denominato “La lista nera” con 14 nomi di personaggi noti e non, classificati per città e tipologia di accusa: “molestatori, manipolatori, ricattatori”. “Abbiamo solo iniziato, io ve lo dico”, Fonte in un messaggio, precisando di aver condiviso il file solo con “due persone di cui mi fido ciecamente”. Dopo la diffusione delle chat, le reazioni non si sono fatte attendere.

“Sconcertata” per la pubblicazione degli atti si è detta Carlotta Vagnoli, che su Instagram ha lamentato come si sia “messo a rischio non solo l’incolumità delle indagate ma anche tre persone estranee ai fatti”, criticando la diffusione di “conversazioni di privati cittadini”. Valeria Fonte, dal canto suo, ha affermato: “Rivendico ciò che ho detto sui sionisti, sui giornalisti italiani, sulle persone transfobiche e omofobiche, sugli uomini, sui politici”.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica