Quindi, oggi...

Ora Murgia chieda scusa, Schlein nei guai e Anna Falchi: quindi, oggi….

Quindi, oggi...: il caffé Sacher, la sparata di Murgia-Saviano e il Metoo

Ora Murgia chieda scusa, Schlein nei guai e Anna Falchi: quindi, oggi….

Ascolta ora: "Ora Murgia chieda scusa, Schlein nei guai e Anna Falchi: quindi, oggi…."

Ora Murgia chieda scusa, Schlein nei guai e Anna Falchi: quindi, oggi….

00:00 / 00:00
100 %

- Questa storia di Michela Murgia e Roberto Saviano ha davvero dell’incredibile. Sintesi: i due scambiano un ordine militare (l’attenti a sinistr) alla parata militare del 2 giugno per un saluto romano. Poi si indignano per il grido “Decima” degli incursori di Marina. Infine mescolano il tutto e accusano La Russa, ma di striscio pure il governo, di aver organizzato una parata fascista. Ora, la Marina ha smentito ed esistono video degli anni passati (pure coi governi di sinistra) in cui avvengono le stesse identiche cose. Qui però il punto è che due scrittori, che si auto-definiscono intellettuali, non hanno a) l’accortezza di verificare i fatti; b) il buon gusto di chiedere scusa quando vengono sbugiardati da mezzo mondo. Cara Murgia e caro Saviano, la vostra caccia al fascista ovunque è senza senso. E vi fa fare gaffe incredibili. Sarebbe bastato chiedere scusa e ammettere l’errore: a tutti può capitare di cascare in fallo, basta rimediare. Invece no: loro come caproni insistono.

- A Trieste apre un caffè Sacher che vende torte in arrivo direttamente dal laboratorio viennese e, giustamente, costano un occhio della testa. Interpellato sul caso, il sindaco Roberto Dipiazza la fa semplice: “Se hai i soldi vai, se no guardi”. Giusto così. Se poi i clienti scarseggeranno, vedrete che il bar inizierà ad abbassare i listini o tirerà giù la serranda. Nessuno scandalo: si chiama mercato.

- Io farei 10 minuti di applausi ad Anna Falchi e non solo perché a 51 anni magari tutti arrivarci così. Non solo perché tifa la Lazio. Ma anche per quanto detto in un'intervista a Repubblica. State a sentire: “Io ho detto di aver usato il mio corpo come strumento di lavoro, e questo fa incazzare le donne. Ma a me non fa incazzare per niente, io faccio quello che mi pare. L'ho utilizzato così, lo dico e lo ribadisco. Ho fatto i calendari? Benissimo! Mi strapagavano, mi piaceva vedermi così, perché quei momenti della vita non capiteranno mai più. Quando li rivedo dico "quanto stavo in forma". Sia lode ad Anna Fachi.

- Ancora la showgirl sul Metoo: “Non credo agli sfoghi a distanza di molti anni, se è stato veramente così traumatizzante”. Inutile aggiungere altro.

- Sempre la Falchi, stavolta sul cat calling, questa ossessione per cui ogni apprezzamento fatto ad una donna diventa un’offesa sempre e comunque: "Sotto casa mia stanno facendo dei lavori, ogni mattina quando passo gli operai mi dicono qualcosa "Anvedi c'è Anna Falchi, ah bona" (simula un fischio). Embè? Che c'è di male? A me fa piacere. Soprattutto quando scendo a buttare l'immondizia e non sono ancora tutta sistemata, stimola l'autostima. Se qualunque gesto maschile lo scambiamo per altro questi qua si ritirano e poi come facciamo? Chi ci corteggia più?”. Amen.

- Intervista straziante a Massimo Zen, la guardia giurata che una sera del 2017 per fermare due banditi nomadi esplose due colpi di pistola e accidentalmente uccise uno dei ladri. Ecco i fatti. Durante il servizio vede l’auto dei delinquenti in fuga dai carabinieri, mette la sua di traverso in mezzo alla strada e si apposta di lato. “Vedo la vettura dei rapinatori venire dritta verso di me e mi convinco che vogliano investirmi”. Tempo due secondi e deve prendere una decisione: “Per non farmi ammazzare, premo il grilletto due volte: il primo proiettile finisce nel cofano, l’altro attraversa il parabrezza e uccide l’uomo alla guida”. Risultato: questo povero cristo dovrà farsi nove anni di carcere, dicasi nove anni, nonostante il procuratore generale in Cassazione avesse richiesto di annullare la sentenza perché “l’evento si sviluppò nel contesto di un’attività lecita, seppur rischiosa, che aveva determinato una situazione che imponeva una reazione”. Nell’intervista, a poche ore dal carcere, gli chiedono: lo rifarebbe ancora? Lui: “Visto che sto aspettando che da un momento all’altro mi portino in galera, credo possiate capirmi se dico che non ne vale la pena”. Non siamo un Paese tanto normale.

- I colleghi di Elly Schlein passano alle minacce, s’intende politiche. Il Pd emiliano, stanco di una segretaria da “inseguire sui social” per capire la linea politica, manda un avviso di sfratto alla povera Elly. “La pentola comincia davvero a bollire”, dicono i ben informati.

E questo si aggiunge agli addii, alle lettere pubbliche sui giornali, alle raccolte firme sull’utero in affitto eccetera eccetera eccetera. Ogni giorno che passa Schlein ha un problema in più: siamo sicuri che mangerà il panettone?

Commenti