Occhio allo "squillo wangiri": se sentite questo suono è già partita la truffa

Convinto di stare avviando una telefonata, l'utente è in realtà è già connesso e ciò che sente è il suono di squilli registrati

 Occhio allo "squillo wangiri": se sentite questo suono è già partita la truffa
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La celeberrima "truffa dello squillo", nota con il nome di "wangiri", è di certo una delle più diffuse nonché remunerative per i malviventi: se già nella sua forma tradizionale miete ogni anno centinaia di vittime, ora si è addirittura evoluta e pare essere ancora maggiormente insidiosa.

Il nome con cui questo genere di raggiro è noto deriva dal giapponese, dove "wangiri" significa letteralmente "squillo e giù". Ed in effetti è ciò che avviene, dato che sul telefono dell'obiettivo di turno arriva una telefonata che viene bruscamente interrotta dopo il primo squillo. Il truffatorie di turno fa leva sulla curiosità delle persone nonché sulla possibilità che qualcuno si trovi in attesa di ricevere un'importante comunicazione, e questi due elementi sono la molla che fa scattare la trappola.

Ricontattare quel numero di telefono, a cui qualcuno dall'altro capo risponde, significa infatti agganciarsi a un servizio a pagamento che in pochi secondi può addebitare alla vittima di turno uno o due euro, e più si resta connessi e più scala il credito. Esistono una serie di precauzioni da prendere per evitare di finire in trappola, e l'analisi del numero da cui parte la telefonata o di quello del semplice prefisso può essere talvolta determinante.

Le frodi, tuttavia, si evolvono rapidamente e il wangiri non fa eccezione, tanto che è già stata segnalata in più di un'occasione dalle vittime una sua versione 2.0, che in realtà in questo caso si fa più ambiziosa in quanto prende di mira direttamente le aziende. Lo stratagemma è simile a quello tradizionale, ma in questo caso i malviventi utilizzano bot internet specifici che inoltrano numeri internazionali ai moduli di contatto delle società: si tratta di numeri a tariffa maggiorata, per cui se i dipendenti dell'azienda li ricontattano arriva una vera e propria stangata.

L'obiettivo come sempre è quello di tenere connesso l'obiettivo della truffa il più a lungo possibile, e per fare ciò entra in gioco una registrazione. La vittima compone il numero telefonico, ma mentre è convinta di stare avviando una chiamata in realtà è già connessa e gli squilli che sente arrivare dalla cornetta sono solo registrati. In tutto quel lasso di tempo sparisce una grande fetta di credito.

Oltre che mettere sull'avviso i dipendenti delle caratteristiche di questa frode, dato che secondo le statistiche circa il 5% dei profitti annuali delle aziende si perde proprio a causa di truffe di vario genere, si possono seguire anche i consigli di Panda Security.

Grazie a un tool messo a disposizione da Agcom si può verificare se il numero che chiama è iscritto o meno al Registro degli Operatori di Comunicazione. Se non fosse questo il caso si potrebbe bloccare tranquillamente, tenendo tuttavia presente che i criminali usano software che generano in modo automatico numeri sempre nuovi.

Ci si può appoggiare anche ad app come Truecaller, in grado di filtrare chiamate in entrata e di effettuare la ricerca dei numeri già segnalati da altri utenti.

Altro consiglio è quello di dare il propro consenso solo laddove necessario per ottenere uno specifico servizio, evitando qualsiasi altro tipo di richiesta che può incrementare il rischio di finire in liste

non protette che possono essere hackerate facilmente dai cybercriminali.

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