
C’è anche Sergio Mattarella tra i nomi che Mosca ha inserito nella lista nera dei nemici della Russia. Il presidente della Russia, insieme ai ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto, sarebbe tra gli “esempi di manifestazione di russofobia”. La reazione di Roma non si è fatta attendere. Tajani ha infatti disposto la convocazione dell'ambasciatore russo in Italia Aleksej Paramonov per chiedere spiegazioni circa l'inserimento del capo dello Stato e delle altre cariche istituzionali della Repubblica italiana nell'elenco di presunti "russofobi". Nel reiterare la necessità del reciproco rispetto delle autorità italiane nel quadro delle relazioni diplomatiche bilaterali, fa sapere la Farnesina, si è evidenziato come da parte italiana, nel condannare l'inaccettabile aggressione russa all'Ucraina, non si siano mai espressi propositi contro la Federazione o la popolazione russa.
Dal canto suo, l'ambasciata della Federazione russa in Italia ha commentato con "stupore" la decisione della Farnesina di convocare rappresentante diplomatico russo Paramonov. "Suscita stupore che in Italia abbiano reagito così duramente all'apertura, sul sito web del ministero degli Esteri russo, di una nuova sezione denominata 'Esempi di linguaggio che incita all'odio nei confronti della Russia e di affermazioni russofobiche rilasciate da politici ed esponenti di Paesi esteri'" si legge in una nota: "Sostanzialmente, in quei contenuti, non c'è nulla di nuovo. I politici italiani menzionati in quella sezione del sito web si sono effettivamente distinti per una serie di affermazioni inappropriate e anti-diplomatiche nei confronti della Russia. Queste sortite, che, per di più, mettono in cattiva luce taluni signori, a prescindere dalle alte cariche che costoro ricoprono, hanno di fatto, già tempo fa, sollevato un'ondata di sdegno anche in Italia".
Il presidente Mattarella è finito nel mirino del Cremlino per il discorso pronunciato all’Università di Marsiglia lo scorso 5 febbraio. In occasione del conferimento della laurea honoris causa, il capo dello Stato indicò come della stessa natura lo spirito che animava il Terzo Reich nel suo attacco all'Europa e quello della Russia verso l'Ucraina. Questo il passaggio contestato da Mosca: “Prevalse il principio di predominio, non la cooperazione. E queste furono guerre di conquista. Questo era il piano del Terzo Reich in Europa. L’attuale aggressione russa contro l’Ucraina è di questa natura”.
Per quanto riguarda i ministri Tajani e Crosetto, la contestazione è legata ad alcune interviste, entrambe risalenti al 2024 e ai microfoni del Messaggero. Il titolare degli Esteri affermò: “Vorrei vedere bandiere blu e gialle alla marcia (in onore del giorno della liberazione dell’Italia dal fascismo, ndr). I combattenti ucraini, come i partigiani e i soldati dell’esercito di liberazione del 1945, combattono per la libertà”. Il ministro della Difesa, invece, è “colpevole” di aver accusato Putin di “volere tutta l’Ucraina, e nessuno garantisce che si fermerà lì”.
Tranchant Giorgia Meloni. "L'Italia ha scelto con fermezza di stare al fianco dell'Ucraina di fronte alla brutale guerra di aggressione scatenata dalla Russia ormai tre anni fa, e continua a garantire il proprio sostegno al popolo ucraino nella sua eroica resistenza" il messaggio del primo ministro, che ha definito la lista nera russa "l'ennesima operazione di propaganda, finalizzata a distogliere l'attenzione dalle gravi responsabilità di Mosca, ben note alla comunità internazionale e che la comunità internazionale ha condannato fin dall'inizio". Infine, la solidarietà al capo dello Stato: "Desidero, per questo, rivolgere la mia solidarietà al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ai ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto e a tutti coloro che sono stati destinatari di questa inaccettabile provocazione".
Dell'elenco fanno parte esponenti di 13 Paesi, della Ue e della Nato. Tra gli altri il segretario generale della Nato Mark Rutte, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz.
E ancora l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas e la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola. Per gli Stati Uniti è invece riportata una sola dichiarazione da parte del senatore Lindsey Graham.