
Le manifestazioni sono una delle espressioni più autentiche della democrazia. Ogni cittadino ha il diritto di alzare la voce per ciò in cui crede, di portare in piazza le proprie convinzioni e di chiedere attenzione a chi governa. È un segno di libertà e, in fondo, un segnale di vitalità di un Paese: una società in cui la gente protesta è una società viva, che non accetta di subire passivamente.
Protestare per un ideale è positivo. Lo è anche nel caso del popolo palestinese, perché dare voce a chi soffre è sempre un atto di partecipazione civile. Ma non bisogna mai dimenticare le cause da cui sono partiti gli ultimi eventi: l’attacco subito da Israele non era rivolto contro il popolo palestinese, bensì espressione di gruppi terroristici che usano la violenza come strumento politico. Israele non combatte contro un popolo, ma contro chi lo tiene in ostaggio. La vera speranza dovrebbe essere quella di due nazioni libere, in cui tutti i cittadini possano vivere senza essere schiavi del terrorismo, ma finalmente liberi e rispettosi l’uno dell’altro.
Ed è proprio per questo che il confine tra una manifestazione pacifica e una degenerazione violenta non deve mai essere oltrepassato. Non è accettabile che, in nome di un’idea, si arrivi a distruggere, a colpire le forze dell’ordine, a seminare paura tra cittadini che nulla hanno a che fare con la protesta. Non posso accettare che questo diritto diventi pretesto per devastare una città e per minacciare chi la pensa diversamente, e soprattutto probabilmente per aggregare persone come centri sociali anarchici o gruppi violenti che sfruttano la questione palestinese come battaglia, con l’unico scopo di creare confusione e caos nelle città.
Mi fa piacere che i cittadini si mobilitino per un ideale che ritengono giusto, perché questo dimostra partecipazione e impegno verso il futuro del Paese. Ma la democrazia vive di confronto, non di sopraffazione. Ogni volta che una piazza diventa un campo di battaglia, si tradisce il senso stesso della democrazia. E proprio per questo vanno tutelati i cittadini perbene e onesti che, pur non protestando, hanno la propria idea ma scelgono di non esprimerla con la violenza e con gli attacchi alle forze dell’ordine.
Per questo voglio rinnovare un sentito ringraziamento al Prefetto di Milano, alla Questura, a tutte le Forze dell’Ordine e al Ministero dell’Interno, che hanno saputo, anche in questa circostanza così delicata, mettere in atto strategie efficaci per contenere la violenza e proteggere la città. La loro fermezza e professionalità hanno evitato conseguenze ancora più gravi, tutelando i cittadini e garantendo la sicurezza pubblica.
Un grazie sincero, un caloroso abbraccio e tutta la mia stima a queste persone che, per lavoro, si trovano purtroppo a dover fronteggiare chi usa le proteste come pretesto per distruggere e generare caos nelle nostre città. È grazie a loro se milioni di cittadini onesti possono continuare a vivere e lavorare serenamente, contribuendo in modo positivo al nostro Paese.
Ogni protesta è legittima, ma solo se rimane dentro i confini della legalità e del rispetto reciproco. Superare quei confini significa non solo danneggiare la comunità, ma anche togliere forza e credibilità a chi manifesta davvero per una causa giusta. E questo, in una democrazia matura, non può essere tollerato.