Quando il disagio sociale spegne le ambizioni

Delle Torri, Baggio e Scampia le aree più difficili

Quando il disagio sociale spegne le ambizioni
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Scippi, rapine, risse. Nelle piazze delle periferie italiane per sopravvivere puoi contare solo sui “bro” e tutto il mondo sembra racchiuso tra quei palazzoni di cemento dove vige la legge del più forte. E il più forte è spesso il più violento. Negli ultimi dieci anni, testimoniano i dati della Direzione centrale della Polizia Criminale, le segnalazioni a carico di minori sono aumentate del 15,34% ma fortunatamente nel 2023 c’è stato un lieve calo delle denunce del 4%. Diminuiscono le risse (-16%), aumentano le rapine del 7,6% e le violenze sessuali dell’8,25%.

Ma se la rabbia e la delusione sono palpabili tra i ragazzi delle piazzette, non tutti sono border line tra piccoli crimini e legalità. Gli altri pagano solo il prezzo della mancata integrazione. Del disagio che non li porta mai fuori da lì. Delle poche occasioni per guardare oltre. Degli stimoli quasi assenti e tutti da conquistare a differenza di tanti coetanei che se li trovano preconfezionati dai genitori.

LE SCUOLE AI MARGINI

Lo sintetizza bene il report di Save the Children che racconta di come anche gli edifici scolastici nelle periferie risultino carenti in termini di spazi e servizi. Manca una palestra in tre scuole su cinque, uno spazio sociale comune in più di una su tre e aule tecniche e informatiche sono un sogno per almeno la metà degli studenti minorenni di ogni ordine e grado.

In otto città metropolitane, inoltre, l’accesso al tempo pieno nella scuola primaria è significativamente inferiore alla media nazionale pari al 38%. Si parla di Palermo (6,5%), Catania (9,5%) e Reggio Calabria (13,7%). In quella secondaria di primo grado le città sotto la media (13,3%) sono nove, con Bari, Bologna, Venezia, Roma e Napoli che non superano il 5%.

Dal rapporto emerge che su 114 municipi dei comuni principali, 33 presentano fattori di svantaggio più elevati. In queste aree vive il 13,7% dei contribuenti con un reddito inferiore ai 15mila euro annui. Nelle città metropolitane del Sud quali Catania, Palermo e Messina più della metà dei contribuenti ha quel reddito. Ma la concentrazione di cittadini con redditi bassi è elevata anche nel Centro e Nord Italia: per esempio, a Roma sono il 38,8%, a Venezia il 36,9%. In queste città, le aree urbane caratterizzate da una maggiore disuguaglianza socioeconomica sono spesso anche quelle con meno spazi adeguati alla crescita dei minori.

LE PERIFERIE PIÙ DIFFICILI

Secondo Save The Children, a Roma il municipio VI (Roma Delle Torri) è quello più svantaggiato, dove il 46,4% di tutta la popolazione non è andata oltre la terza media e il 40% dei 15-64enni non ha un'occupazione. Eppure, è proprio qui che vive la percentuale più alta di minori. Tra gli altri municipi capitolini ben sei mostrano un indice di svantaggio di poco inferiore.

A Milano, il valore peggiore rispetto allo svantaggio economico ed educativo si registra nel municipio VII (Forze Armate-San siro-Baggio), con un'alta percentuale di residenti in possesso della sola licenza media (36,2%) e di persone tra i15 e i 64 anni non occupate (31%). Anche in questo caso la concentrazione di bambini e ragazzi è elevata.

Nel caso di Napoli, le municipalità 6 (Ponticelli-Barra-San Giovanni a

Teduccio), 7 (Miano-Secondigliano-San Pietro a Patierno) e 8 (Chiaiano-Piscinola-Marianella-Scampia) registrano il valore massimo rispetto allo svantaggio economico ed educativo e la più elevata concentrazione di minori.

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