La novità è stata annunciata da Meta, l'azienda tecnologica statunitense «madre» di Facebook, Instagram e WhatsApp e attenzione perché è una buona notizia per i genitori alle prese con figli adolescenti. Da gennaio 2026 gli account Instagram dedicati ai ragazzi dai 13 ai 17 anni, i Teen Account, saranno aggiornati con una nuova funzione: tutti i contenuti proposti dal social network, e anche tutti quelli cui i minori possono accedere, seguiranno gli standard adottati per la classificazione PG-13 dei film.
Cosa significa, in parole semplici? Che su Instagram i minorenni vedranno solo contenuti consoni alla loro età, addirittura adatti alla visione senza la presenza di un adulto di chi ha fino a 13 anni, e non incapperanno quindi in tematiche o suggestioni potenzialmente inappropriate. La restrizione predefinita sarà applicata di default a tutti i Teen Account.
Si tratta di un aggiornamento a suo modo rivoluzionario, studiato per la tutela dei più giovani che dei social sono i maggiori fruitori. A spiegare l'importante novità è Laura Bononcini, Public Policy Director for Southern Europe di Meta.
«Il primo aspetto da considerare è che ormai i social sono parte della vita reale: pensare quindi che le attività online non abbiano sempre un impatto anche sulla vita offline è un errore. È davvero importante capirlo, sia per chi utilizza i social sia per chi li gestisce e li implementa, come Meta. L'aggiornamento delle nostre politiche sui contenuti per adolescenti è partito il 14 ottobre negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Australia e in Canada e arriverà in Europa e in Italia, come nel resto del mondo, all'inizio del prossimo anno. Già dal 2024 su Instagram sono bloccati per gli adolescenti i contenuti sessualmente allusivi, le immagini esplicite o disturbanti: ma dal 2026 la soglia di attenzione si alzerà ancora. Da anni siamo impegnati a migliorare e ci auguriamo che questo nuovo aggiornamento rassicuri i genitori sulla qualità dell'esperienza vissuta dai loro figli sui nostri social».
Anche per questa novità di Instagram appena annunciata avete accolto le istanze di milioni di genitori: quali sono le maggiori ansie per i figli legate ai social?
«I nostri Teen Account rispondono alle tre preoccupazioni principali che ci hanno comunicato i genitori: chi può contattare mio figlio sui social, quanto tempo trascorre sui social, che tipologie di contenuti può vedere. Per questo abbiamo man mano aggiunto impostazioni predefinite, che un minore non può legalmente disattivare senza il consenso di un adulto. Innanzitutto, gli account sono privati: un minorenne non può dunque ricevere messaggi, né essere taggato da un account che non segue o che non lo segue. Per quanto riguarda il tempo speso sui social, nei Teen Account un'impostazione mette automaticamente in modalità notte tutte le notifiche tra le 22 e le 7 del mattino, quindi i ragazzi non ricevono niente e non vengono disturbati. Inoltre, ogni tot di tempo trascorso sull'applicazione, Instagram avvisa l'adolescente con una notifica: Magari dovresti prenderti una pausa, per sensibilizzarlo su ciò che sta facendo. Infine, siamo tra le uniche aziende che danno ai genitori la possibilità di decidere e anche di limitare al figlio minore l'accesso al social. Ad esempio, se un genitore non vuole che il figlio utilizzi Instagram durante le ore di scuola, può bloccargli l'account».
Per i contenuti che i ragazzi possono vedere su Instagram, scendete ora in campo con la classificazione PG-13.
«Sì, l'aggiornamento è allineato con questo standard internazionale (dove PG sta per Parental Guidance, Guida Genitoriale, ndr) utilizzato per i contenuti audiovisivi in tutto il mondo. Per impostazione predefinita, sia i contenuti suggeriti nel feed sia quelli cercati devono essere adatti addirittura anche ai minori di 13 anni. Abbiamo dunque aggiunto ulteriori tematiche che vengono precluse ai ragazzini, ad esempio contenuti violenti o legati all'alcol, e altro ancora. Naturalmente gli adolescenti non possono nemmeno seguire, né commentare o scambiare messaggi con account che condividono questi argomenti».
Meta è un colosso tecnologico mondiale che dimostra attenzione verso gli utenti più sensibili. Non credete però che la regolamentazione di certe tematiche, e in generale certe regole o divieti, debbano essere stabiliti dal legislatore?
«Certo, chiediamo fortemente che a livello europeo ci siano normative su questi temi e che vengano regolamentati dal legislatore, sulla base di criteri per noi importanti. Ad esempio crediamo nel concetto di maggiore età digitale: pensiamo che i governi debbano identificare un'età - che può essere 15, 16 anni, quella che vogliono - sotto la quale i genitori possano decidere se consentire ai figli di accedere o meno a certe funzioni dei social. Questa maggiore età digitale dovrebbe essere però applicata a tutti i servizi online cui hanno accesso i ragazzi, come ad esempio il mondo del gaming, perché altrimenti i minori continueranno a fare ciò che stanno già facendo, ma su altri siti meno protetti. Tenga presente che i giovani in media utilizzano 40 applicazioni diverse al giorno: se la verifica dell'età avvenisse a livello di sistema operativo di App Store, i genitori avrebbero il controllo su tutto ciò che usano i loro figli. L'Italia è molto attenta a queste tematiche: sarebbe bello che si facesse portatrice di questa urgenza anche a livello europeo. Perché regolamentare Paese per Paese serve a poco: in Italia magari si vietano alcune attività, poi il ragazzo viaggia e trova altre regole».
A proposito di pericoli, anche attraverso i social gli adolescenti sono esposti a fenomeni relativamente nuovi ma sempre più diffusi, come il revenge porn o la sextortion. Come li affrontate?
«Distinguo rapidamente questi due crimini, perché di reati si tratta. Il revenge porn riguarda statisticamente più le donne che gli uomini ed è la condivisione non consensuale di materiale intimo. Una foto, un video, un audio che ci si è scambiati con un partner o un amico viene illecitamente divulgato. La sextortion è invece un ricatto: è la minaccia di diffondere immagini private se non mi dai del denaro. Qui le vittime sono soprattutto maschi, adescati in vario modo, anche sui social. Per i minori, Meta sta promuovendo una campagna di sensibilizzazione proprio sulla sextortion: abbiamo voluto come Ambassador Diletta Leotta, poiché gli influencer hanno grande pesa sui giovani che li seguono. Se ti succede, non è colpa tua: è questo il messaggio che lanciamo. Serve attenzione: simili reati feriscono psicologicamente le vittime anche in modo molto serio».
Che strumenti offrite ai minori per tutelarsi contro la divulgazione di loro immagini intime?
«Innanzitutto i Teen Account di Instagram danno ai ragazzi la possibilità di annullare le foto sensibili inviate nei DM (Messaggi Diretti, ndr) come contenuto temporaneo e sfuocano di default le immagini rilevate come nudità. Sono funzioni utilissime da conoscere. Poi collaboriamo con il sito Take it Down (Toglilo, ndr), di cui siamo orgogliosi perché parte da una nostra idea: utilizzare le tecnologie di riconoscimento delle immagini anche con la finalità di rimuovere contenuti di sfruttamento di minori o di nudo. In sintesi, funziona così: se un minore vuole bloccare una foto o un video intimo diffuso online, si può rivolgere a Take it Down.
Sarà aiutato gratuitamente a trasformare quel contenuto in un hash, una sorta di firma digitale, che servirà a tutte le piattaforme partner del progetto, come Instagram e Facebook, non solo a individuare e togliere quel contenuto, ma anche a rendere impossibile divulgarlo di nuovo».Come spiegare ai nostri figli perché, oltre a essere un'idiozia, non conviene diffondere foto intime, questo non spetta a Meta, ma tocca a noi.