Non tutti ma qualcuno incrocerà le braccia: scuole, asili trasporti... Qualcuno lo farà perché i sindacati di base, insieme con diverse sigle di associazioni di palestinesi, così chiedono di «fermare il genocidio» in corso a Gaza. Quindi oggi sciopero e domani a Milano un corteo nazionale in cui si attendono ovviamente anche i centri sociali che, con i Cub, cercheranno di trovare un accordo con la Questura sul percorso che li escluderebbe dal centro. «Un genocidio come questo avrebbe dovuto essere consacrato da una manifestazione che poteva arrivare nel centro di Milano...», aveva spiegato nei giorni scorsi Walter Montagnoli, esponente della segreteria nazionale Cub, dimenticando forse che da tempo in città il comitato per l'ordine e la sicurezza ha interdetto piazza Duomo e Piazza della Scala ai cortei. Dettagli, ciò che conta è lo sciopero, indetto dai sindacati di base per dimostrare solidarietà ai palestinesi ma probabilmente anche, con un calcolo più politico, per sorpassare a sinistra i confederali e strizzare l'occhio ai lavoratori più schierati. Una volta si scioperava contro padroni e capitalismo, oggi valgono anche la lotta per la pace e il sostegno al capitalismo sionista. «A due anni dell'inizio del conflitto Nato-Russia rilanciamo la mobilitazione contro le guerre imperialiste e costruiamo l'opposizione di classe al governo Meloni» recita un volantino dei sindacati. Solo un appunto.
Mentre a Gaza hanno già individuato l'aggressore e chi si difende eroicamente, in Ucraina parlano di guerra Nato-Russia dimenticando forse che qui le responsabilità di chi ha aggredito e di chi si sta difendendo sono più chiare che mai. Come sempre verrebbe da dire: ci sono guerre di «resistenza» e guerre che invece non hanno né padri né madri.
Io non mi scandalizzo per quanto hai scritto anzi concordo. Meno che sull' ultima riga: il futuro, intanto, non lo conosce nessuno, i programmi sono fatti apposta per essere smentiti e l' imprevisto -nonostante il nome- appare sempre. Infine, bisogna considerare, secondo me, che sempre le democrazie partono in svantaggio contro le dittature (per i motivi che hai elencato tu) ma poi, quando sono messe alle strette, si tirano su le maniche e dopo son dolori. Per tutti però, nemici e amici.
Io da ragazzo protestavo a facevo sciopero perchè la scuola aveva locali dove pioveva dentro, non perchè nel 1994 in Bosnia c'era la guerra.. .per carità, se ne parlava e se ne discuteva, ma noi ragazzi eravamo interessati prima ai nostri problemi