Quindi, oggi...

Sfiduciata Elly Schlein, che lagna Scurati e l’Inter: quindi, oggi…

Quindi, oggi...: la ritirata clamorosa del segretario Pd, il "genere di stagione" e Christian Raimo

Sfiduciata Elly Schlein, che lagna Scurati e l’Inter: quindi, oggi…

- Beppe Severgnini ha realizzato un video chiedendosi quale sia “l’odore di Milano”. Risposta: la città meneghina “sa di legno e umanità”. A parte che non vuol dire un fico secco, ma è probabile che molto dipenda dai settori. L’odore di Milano sa di legno e inclusività in area C, forse addirittura solo tra via Solferino e Piazza alla Scala. A Quarto Oggiaro puzza di degrado, a Rogoredo di spaccio, in via Padova di kebab e se esci ancora un po’ verso la periferia a volte tirano delle zaffate di sterco che la metà basta. Ma quello almeno è inclusivo: tutti noi a tavola portiamo un po’ di cacca quando mangiamo le verdure. Si chiama concime naturale.

- Su Repubblica spunta un articolo che prende di mira la presunta “carriera lampo” di Incoronata Boccia, vice direttrice del Tg1, colpevole di essere contraria all’aborto. Il pezzo che trasuda sessismo (così direbbero loro) è stato firmato da un uomo. L’avessimo redatto noi contro una giornalista di sinistra, ci avrebbero lapidato. Invece a lorsignori tutto è permesso.

- Avs candida Christian Raimo, il professore che teorizzava la violenza sui neo-nazisti, al fianco di Ilaria Salis, la maestra che - stando alle accuse - quella teoria l'ha messa in pratica. Quanto meno Bonelli e Fratoianni sono coerenti.

- Romano Prodi frigna perché “non mi dà retta nessuno”. Aveva suggerito a Schlein di non candidarsi alle Europee e di non apporre il suo nome sul simbolo, ma lei se ne è fregata. Caro Romano, se nessuno ti fila un motivo ci sarà. Suggerimento: avrai pure portato la sinistra al governo, ma non sei riuscito a restare al potere per più di un paio di anni. E nella tua infinita lotta al berlusconismo, hai perso. Perché dovrebbero prenderti a modello?

- Tre giorni a parlare di Antonio Scurati appare davvero esagerato. Ma certi giornali dimostrano ancor più per quale motivo prima o poi smetteranno di vendere copie: se al lettori spacci il malinteso su Scurati come la censura dei fascisti, finisci con l’apparire poco obiettivo. E poi qualcuno tra gli intellettuali chic deve avere la testa davvero dura: non hanno ancora capito che ogni qual volta si avvicinano le elezioni e riciclano il “pericolo onda nera”, poi puntualmente perdono le elezioni? Vien quasi da pensare che il pastrocchio Scurati in Rai lo abbiano partorito apposta per far tornare un po’ di fervore antifascista al Pd che tanto male fa alle sue performance elettorali.

- Era normale che sarebbe finita così. Se dai due generi naturali (maschio e femmina li creò) inizi ad aprire all’auto-percezione di sé, è normale che poi sopravanzino paradossi indescrivibili. L’ultima novità si chiama “gender season”, ossia “genere di stagione”. In pratica sempre più giovani (svalvolati) ritengono che il loro genere cambi in base al periodo dell’anno. Una tizia, non binaria, ma pure con le idee decisamente confuse, ritiene che il caldo o il fretto influenzino l’identità sessuale: d’inverno ti senti più femminuccia, d’estate più mascolino. Appare evidente, tuttavia, che le scemenze che spara vanno bene per tutte le stagioni.

- Per capire perché Elly Schlein non potrebbe mai vincere un dibattito tv contro Giorgia Meloni, andatevi a vedere l’imbarazzante diretta su Instagram per la presentazione delle liste. Elly resta in silenzio per un minuto intero, riuscendo ad solo a ripetere più volte “buongiorno a tutte e tutti”. Poi quel sorriso tirato, i sospiri continui, la necessità di leggere da un foglio anche quando deve raccontare qualcosa su cui lavora da mesi. A guardarla bene si percepisce che alla fine non ci crede neanche lei.

- Non c’è niente di peggio di Elly che beve dall’ecologica borraccia di alluminio. Viva le bottiglie in Pet.

- Cecilia Strada, Alessandro Zan, Eleonora Evi, Lucia Annunziata, Marco Tarquinio, Jasmine Cristallo. In pratica sarà un Pd pro-migranti, pro-Lgbt, ambientalista duro e puro, antifascista militante, con tanti cronisti candidati (che fine ha fatto la storia del giornalismo indipendente?) e una sardina. Hanno deciso di perdere.

- Per darvi un'idea dell'aria che tira nel centrosinistra, sappiate che la candidatura di Eleonora Evi nel Pd sa tanto di sgambetto ad Alleanza Verdi e Sinistra, colpevoli a loro volta di aver scippato a Elly la carcerata Ilaria Salis. Se a questo si aggiuntono le liti quotidiane tra dem e grillini, ne viene fuori un quadretto mica male. In pratica una sorta di Guernica, solo più incasinata.

- Sbaglia chi afferma che Schlein non dovrebbe candidarsi in Europa per poi lasciare ad altri il seggio. I partiti hanno bisogno di leader. La nostra democrazia ha bisogno di leader. Lei non è quella giusta per il Pd? Siamo d’accordo. Però il modo migliore per spingere gli elettori al voto è far credere loro in figure forti che sappiano guidarli, che possano definire le scelte politiche, che scaldino i cuori. Infatti il Pd ha fatto faville solo con Renzi.

- Non so se l’Inter vincerà stasera lo scudetto. Ma in fondo poco cambia: il campionato quest’anno è suo. Mi aspetto adesso un po’ di rispetto e riconoscenza per un allenatore come Simone Inzaghi che in tre anni ha portato alla Pinetina 2 Coppe Italia, 3 Supercoppe italiane, uno scudetto e la finale di Champions. “Spiaze” per i suoi detrattori.

- Elly Schlein ha dovuto ingranare una clamorosa retromarcia sulla presenza del suo nome sul simbolo elettorale. Criticata da Prodi e Annunziata, dai cattolici e dai post-comunisti, amici o non amici, compreso Dario Franceschini, alla fine la segretaria è dovuta tornare nell’ovile di un partito che vede nella personalizzazione il peggiore dei mali. Nel suo video, Schlein ha rivendicato il “valore” di un partito che discute, che misura la sua forza “non nel pugno, ma nell’orecchio teso a terra”, che coltiva segretari in grado di “ascoltare per poi fare sintesi”. È il copione che impone la liturgia, per tentare di salvare la faccia. Ma la verità è che Elly invidia i suoi due principali competitor, Giorgia Meloni e Giuseppe Conte. Nel suo anno e mezzo da segretaria dem, infatti, avrebbe voluto fare un sacco di cose: spostare il partito su posizioni più pacifiste (ma gli atlantisti glielo hanno impedito); sposare le battaglie per i diritti civili con più vigore (ma i cattolici hanno rumoreggiato); avrebbe voluto candidare Ilaria Salis (ma ha dovuto indietreggiare); avrebbe voluto correre da capolista ovunque o piazzare il suo nome sul simbolo (ma s’è dovuta arrendere). Per Giorgia e Giuseppe al contrario è tutto più facile. Loro indicano la via, giusta o sbagliata che sia, e le truppe eseguono. Magari mugugnano. Ma difficilmente mettono in difficoltà il leader. Nel Pd invece lo sport principe era, è e sempre sarà quello di logorare il segretario per cambiarlo e ricominciare d’accapo. Questo neppure Schlein riuscirà a modificarlo.

E forse non è mai stata così vicina a perdere di già la guida del partito.

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