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"Sono capi scout...". Scatta il vittimismo sugli eco-vandali a processo

Per sostenere gli attivisti finiti a processo, Ultima Generazione abbandona la retorica sugli "eco-guerrieri" e punta sul pietismo. "Oggi tocca a loro, ma domani potrebbe accadere a chiunque"

"Sono capi scout...". Scatta il vittimismo sugli eco-vandali a processo

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Ritengono di doversi battere contro il sistema e lottano per una causa a loro giudizio inderogabile: la salvezza del Pianeta. Si definiscono "eco-guerrieri" e ricorrono alla retorica dell'imminente apocalisse climatica. Così, in nome di un ambientalismo oltranzista e dogmatico, si arrogano il diritto di eseguire azioni dimostrative e talvolta vandaliche pur di richiamare l'attenzione sulle loro istanze green. "Siamo consapevoli di ciò che facciamo e ce ne assumiamo la responsabilità", dicono, rivendicando la loro "disobbedienza civile" come necessaria. Fanno i duri e puri, insomma. Poi però, al primo buffetto da parte delle autorità, si mettono a piagnucolare.

Gli eco-attivisti si sono già ridotti al pietismo: che fine ingloriosa. A vederli in azione durante i blocchi stradali o nei blitz contro i monumenti, li credevamo coraggiosi e pronti a tutto pur di difendere le loro discutibilissime convinzioni. Invece no. Sui canali social di Ultima Generazione, il movimento di resistenza civile non violenta, è ad esempio già partita una campagna per sostenere alcuni militanti denunciati a seguito delle loro azioni dimostrative. "Oggi tocca a loro, ma domani potrebbe accadere a chiunque provi a esprimere un dissenso", si legge in uno dei post pubblicati dall'organizzazione ambientalista.

Nella pagina ci sono dunque le raccolte fondi per sostenere gli attivisti finiti a processo, ma soprattutto ci sono alcune ricostruzioni delle loro gesta con toni da libro Cuore. Che disdetta per un movimento di sedicenti "eco-guerrieri" pronti a sfidare tutto e tutti pur di salvare il Pianeta. In uno dei più recenti post, ad esempio, Ultima Generazione sostiene le ragioni di due giovani finiti a processo dopo un blocco stradale a Bologna. Le argomentazioni utilizzate sono alla melassa: "Sono Capi Scout. Hanno sempre insegnato ai loro ragazzi che la natura va protetta perché da essa dipende anche la nostra sopravvivenza". Peraltro, fatichiamo a comprendere quale concreta protezione offra alla natura un'interruzione del traffico, con il conseguente incolonnamento di auto in funzione.

In un altro messaggio affidato ai social, invece, a parlare è un attivista che andrà a processo dopo aver imbrattato il dito medio di Cattelan a Milano. "L'ho fatto perché il governo continua a spendere i soldi dei suoi cittadini in sussidi ambientalmente dannosi", dice il giovane.

Al di là degli aspetti che valuteranno i tribunali e che non sono di nostra competenza, cogliamo una risibile ipocrisia di fondo nella comunicazione del movimento ultra-ambientalista: battagliera e spavalda quando si tratta di fare blocchi del traffico e blitz con la vernice, contrita e vittimistica di fronte alle inevitabili conseguenze di quei gesti.

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