
"Lavoro ogni giorno sul genocidio palestinese". Così Giorgia Meloni ha risposto a un attivista pro-Palestina che l'ha attesa a Milano, fuori dal concerto del gruppo K-pop Blackpink, dove si trovava con sua figlia Ginevra, tre giorni fa. I militanti le hanno chiesto: "Come madre, una parola per il genocidio palestinese?". La leader di Fratelli d'Italia ha rivendicato l'impegno dell'Italia dopo l'escalation del conflitto seguita alle atrocità del 7 ottobre, affermando: "Io lavoro ogni giorno sul genocidio palestinese, siamo la nazione al mondo che ha liberato più bambini, se fosse preparato lo saprebbe". Meloni ha poi aggiunto che "la pace non si fa così". Quando l'attivista ha fatto riferimento all'invio di armi italiane in Israele, la premier ha replicato: "Ma quali armi, studi". Il filmato del botta e risposta, con tanto di audio rubato, è stato pubblicato sul profilo Instagram di "Palestina Libera", che ha interpretato la risposta della premier come un riconoscimento dell'esistenza di un "genocidio" ai danni del popolo palestinese. Come ricordato recentemente dal vicepremier e ministro Antonio Tajani, l'Italia è il Paese "che ha accolto il maggior numero di rifugiati da Gaza". Negli ospedali pediatrici italiani sono presenti decine di bambini provenienti da quella zona di guerra, mentre altre 50 persone sono attese nei prossimi giorni. "Aiutiamo le persone che hanno bisogno. In questo momento stanno entrando anche centinaia di tonnellate di beni alimentari che abbiamo acquistato e donato al World Food Program. Inoltre, nei prossimi giorni verranno lanciati altri aiuti alimentari da aerei dell'Aeronautica Militare, in collaborazione con la Giordania", ha ricordato il segretario di Forza Italia appena due giorni fa. Anche la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, è tornata a parlare della questione palestinese. "La premier Meloni ha detto che è prematuro riconoscere uno Stato di Palestina, ma prematuro cosa? Rischia di non esserci più niente da riconoscere", ha sottolineato. Schlein ha chiesto "sanzioni" e un "embargo totale delle armi da e per Israele", oltre a richiedere l'interruzione dell'accordo di collaborazione e del memorandum di cooperazione militare tra Ue e Israele.
Il primo punto, secondo la leader del Pd, resta però il riconoscimento "immediato" di uno "Stato" per la Palestina. La sinistra, insomma, continua a preferire gli slogan ai fatti concreti anche in relazione al conflitto che sta coinvolgendo il Medio Oriente.