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Sos casa, le tendopoli nelle università

Dopo Milano, sit-in in tutta Italia. I rettori: «Riconvertire gli edifici in alloggi per studenti

Sos casa, le tendopoli nelle università

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A Roma l’affitto per una stanza in un appartamento in condivisione costa 500 euro al mese. A Milano anche di più. E d’accordo che gli studenti si adattano a tutto e si accontentano di un letto Ikea edizione 2002, ma a volte si trovano a condividere scantinati senza finestre e camere che certi box doccia sono più spaziosi.
Gli universitari fuori sede si sono accampati in tenda di fronte alle università per protestare contro un mercato, spesso fatto di sub affitti in nero, assolutamente sproporzionato alle loro tasche. E nel movimento dei campeggiatori all’ingresso degli atenei di Roma, Cagliari, Firenze, Pavia, Torino ci sono sì i fighetti che l’affitto lo pagano grazie alla longa manus di papino, ci sono sì i radical che interromperanno il sit-in in nome del santo week end per locali o alla casa al mare. Ma ci sono anche quelli che la retta universitaria se la pagano da soli, con turni serali dietro ai banconi dei bar e lavoretti vari.
Il movimento ha sollevato un problema reale, che incontra la spalla di rettori e politici perchè il rischio è compromettere il diritto allo studio dei ragazzi con meno possibilità economiche in nome di una speculazione edilizia incontrollata.
Mentre il ministro dell’Università Anna Maria Bernini studia un piano per aumentare il numero dei posti letto nei residence universitari, anche i rettori dicono la loro e si stanno muovendo per identificare immobili e fare contratti e locazioni a prezzi convenienti.
Il presidente della Conferenza dei rettori, Salvatore Cuzzocrea, fa l’esempio di Messina dove è rettore dell’università: qui è stato appena firmato un contratto con un hotel per 100 posti per dare altrettante residenze agli studenti. L’idea che la Conferenza dei rettori avvalla è usare i fondi del Pnrr per riconvertire edifici e dare subito alloggi a prezzi più bassi ai ragazzi, spiega Cuzzocrea, «poi è chiaro che questo è un problema ventennale. A Messina abbiamo una Casa dello studente a 600 metri dal rettorato chiusa da 20 anni ma la responsabilità non è dell’ateneo ma della Regione Sicilia».
Il Codacons si è attivato ha deciso di rivolgersi a Guardia di finanza e prefetti di tutta Italia affinché accertino illeciti e speculazioni a danno degli studenti e delle loro famiglie. «Milano è la regina delle speculazioni ma anche in altre città si registrano situazioni di illegalità diffusa dove locali non a norma vengono affittati a prezzi stratosferici - spiega il presidente Carlo Rienzi - Ci sono casi di cantine, sottoscala, garage e persino terrazze ubicate in prossimità delle università e trasformate in stanze improvvisate, piazzandole agli studenti a tariffe altissime».
Il piano per affitti più equi è in mano al governo ma ovviamente le autorità locali si sentono chiamate in causa. «Il Comune di Milano - spiega il sindaco Giuseppe Sala - può, non costruire, ma dare condizioni di favore a chi fa studentati, in termini di oneri di urbanizzazione.
Quanto alla possibilità di normare gli affitti brevi, il sindaco chiede una normativa come a Venezia.

«Il tema del caro affitti a Milano è veramente un’emergenza alla quale bisogna dare una forte risposta per gli studenti non si tira indietro il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ma anche per una certa fascia sociale che si trova in difficoltà, che non rientra nell’edilizia sociale e fa fatica a stare sul mercato privato».

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