"Odio contro l'Occidente. Presto bombe sui treni"

D'Alema choc: "Dalle immagini di Gaza un accumulo di rancore che pagheremo tutti"

"Odio contro l'Occidente. Presto bombe sui treni"
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Ci attaccheranno e sarà anche colpa nostra, dell'Occidente ovviamente. È la fosca profezia dell'ex premier Massimo D'Alema sul destino dell'Europa - a suo avviso inerte nei confronti di Israele, artefice di quel che dipinge come uno sterminio deliberato a Gaza. Un'Europa che, per l'ex presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, finirà inevitabilmente nel mirino del terrorismo - anche se D'Alema lo chiama "accumulo di odio e rancore", quello che a suo avviso scaturirà dalle immagini che da alla Striscia arrivano al mondo intero, e al mondo arabo-islamico, tanto da segnarne un'intera generazione. Nel segno dell'odio.

Ecco l'allarme, anche una questione di numeri. "Vivono nei confini europei 32 milioni di musulmani - ragiona ancora D'Alema - ma al di là del mare ce ne sono parecchi altri. Noi possiamo pensare che i nostri figli debbano vivere in un Mediterraneo attraversato da questo odio e rancore, voi volete sapere perché tra un anno, due o tre anni metteranno le bombe sui treni? Volete un'analisi? La faccio ora", ha chiesto al pubblico che ascoltava l'appassionato dibattito. "Sono le immagini di quello che accade a Gaza che segnano una generazione, nel segno dell'odio e questo odio lo pagheremo noi se non ci muoviamo, al di là dei principi, per tutelare la nostra sicurezza e il nostro futuro".

L'ex presidente del Consiglio, a lungo dirigente massimo del Pci-Pds-Ds, da qualche anno è fuori dalla prima linea della politica ed è passato attraverso varie attività, eppure per molti è ancora il più "lucido" della sinistra Italia, il "migliore", soprattutto in materia di politica internazionale. È presidente della fondazione "Italianieuropei", e qualche giorno fa nel Livornese ha partecipato a un incontro proprio sui "temi caldi della politica internazionale". D'altra parte è stato ministro degli Esteri, e proprio da ministro si è reso protagonista (nel 2006) di una famigerata passeggiata a Beirut sottobraccio a un deputato di Hezbollah, il "Partito di dio", d'ispirazione islamista sciita, che tiene (teneva) sotto scacco il Libano con le sue milizie, minacciando e attaccando Israele. "Siccome io lavoravo per la pace tra Israele e Libano, era inevitabile che incontrassi anche le forze che governavano il Libano" ha spiegato D'Alema al Corriere. Per questo fu molto criticato, e ancora lo è, per quanto lui si curi poco delle critiche altrui. "Solo "ignoranza di trogloditi che non sanno di cosa si parli", così ha liquidato tempo fa la questione, obiettando che Hezbollah rappresenta "una parte significativa della società libanese". Più o meno la stessa tesi di chi pretende di considerare Hamas come resistenza palestinese.

"L'Unione Europea appare frastornata" - ha detto D'Alema, ospite a una rassegna di Campiglia Marittima - "Da una parte non è in grado di intercettare il dialogo tra americani e russi sulla testa dell'Ucraina, dall'altra parte non è in grado di esercitare il suo ruolo nel Mediterraneo", ha proseguito, prima di arrivare a quello che è il cuore del suo ragionamento. Una sorta di scaricabarile su Israele per la (da lui) profetizzata radicalizzazione del mondo islamista, con conseguente allarme attentati in Europa, quell'Europa che non farebbe niente sul dramma. Così "rischiamo, non solo di liquidare i nostri principi, ma anche di mettere in discussione gravemente i nostri interessi.

Noi non ci rendiamo conto di quale accumulo di odio e rancore contro l'Occidente si stia determinando, non solo tra i palestinesi ma nel mondo arabo in generale", insiste l'esponente di sinistra. Quindi ha agitato lo spauracchio della violenza jihadista, mettendo nel mirino Israele e i suoi alleati anziché le organizzazioni terroristiche di stampo islamista.

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