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Ventimila stranieri ingolfano le carceri

Basterebbe applicare un principio logico: chi delinque e non è cittadino italiano viene rispedito immediatamente a casa sua, con un ordine di espulsione eseguito davvero, non a chiacchiere

Ventimila stranieri ingolfano le carceri

Gentile Direttore Feltri,
Le scrivo perché, leggendo i dati aggiornati sulla popolazione carceraria, mi sono cadute le braccia. A fronte di una capienza regolamentare che è già vergognosamente insufficiente, le nostre carceri continuano a essere stipate oltre ogni limite umano. Ogni settimana emergono casi di celle sovraffollate, detenuti ammassati come bestiame, persone in attesa di giudizio costrette a vivere per mesi e mesi accanto a criminali abituali, spesso stranieri, in condizioni indegne di un Paese civile. Non parlo solo dei detenuti. Penso anche agli agenti della Polizia Penitenziaria, abbandonati a se stessi, sottoposti a turni massacranti, aggressioni quotidiane, e un tasso di suicidi che fa impressione. Direttore, lei più volte ha denunciato questo sfacelo. Le chiedo: come si può risolvere una situazione simile?

Leonardo Zanetti

Caro Leonardo,
il tuo sfogo è più che legittimo. Anzi, è un grido di buonsenso in mezzo a una foresta di ipocrisia. Perché qui non siamo davanti a un problema complesso, siamo davanti semmai ad una verità che nessuno ha il coraggio di pronunciare: le carceri scoppiano perché ci teniamo dentro persone che non dovremmo nemmeno ospitare. I numeri parlano chiaro, e non sono opinioni: in Italia abbiamo oltre 63mila detenuti, contro una capienza regolamentare di poco più di 51mila posti.

E tra questi detenuti, più di 20mila sono stranieri. Ripeto: ventimila. Stranieri che hanno commesso reati in Italia, che hanno violato le nostre leggi, e che noi - bontà nostra - continuiamo a mantenere nelle nostre prigioni a spese del contribuente.

Li nutriamo, li vestiamo, li curiamo, li scaldiamo. Un trattamento cinque stelle che molti italiani onesti non possono permettersi. E sai qual è la cosa più comica? Che basterebbe applicare un principio logico: chi delinque e non è cittadino italiano viene rispedito immediatamente a casa sua, con un ordine di espulsione eseguito davvero, non a chiacchiere. Non in un anno, non in sei mesi, non dopo tre gradi di giudizio.

Subito. Beccato a rubare? Espulsione. Accoltelli? Espulsione. Stupri? Espulsione. Aggredisci un agente? Espulsione. Fine della commedia. Peraltro, sono convinto che con questo rigore certi delitti, che sono aumentati, diminuirebbero subito.

Risultato sul sistema penitenziario? Il sovraffollamento carcerario cesserebbe nel giro di poche settimane.

Non lo dico per dire: lo dicono i numeri.

Togliendo dalle carceri italiane i detenuti stranieri, il totale dei detenuti scenderebbe a 43mila.

Cioè ben al di sotto della capienza massima. Detto in soldoni, in cella si starebbe larghi. Altro che emergenza: avremmo posti liberi. E non solo, lo Stato risparmierebbe ogni anno una cifra enorme, che sfiora il miliardo. Sì, un miliardo di euro che oggi spendiamo per mantenere criminali che non sono nemmeno nostri cittadini. E intanto le carceri cadono a pezzi, gli agenti sono allo stremo, i suicidi tra detenuti e personale aumentano, e noi ci permettiamo pure il lusso di fare gli umanitari. Questo non è razzismo, come urlano i soliti professionisti dell'indignazione.

Questa si chiama giustizia, e soprattutto si chiama tutela dei cittadini italiani. È il minimo sindacale che un Paese serio dovrebbe pretendere. Perché vedi, caro Leonardo, una pena carceraria ha senso soltanto se può svolgere la sua funzione costituzionale, ossia rieducare. Ma spiegatemi come si può rieducare qualcuno in condizioni di invivibilità, che implicano promiscuità, convivenza forzata tra individui di diverse etnie e culture, risse e altro. Sono condizioni che abbrutiscono e consolidano la scelta criminale, non favoriscono di sicuro il recupero del reo. Il risultato è ingolfare il sistema, rendere la vita impossibile agli agenti e togliere spazio e dignità ai detenuti italiani, che magari avrebbero anche voglia di cambiare.

La soluzione è davanti agli occhi di chiunque non abbia paura della realtà: rimpatrio immediato dei detenuti stranieri, stipule serie di accordi con i Paesi d'origine, e basta con questa farsa buonista che ci sta distruggendo. Nei centri per il rimpatrio siti in Albania desideriamo che vengano spediti anche i detenuti stranieri attualmente ospiti nei nostri istituti di pena. Cosa aspettiamo?

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